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Prati di San Geminiano
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Il rinvenimento di una punta di freccia di selce risalente all'età neolitica documenta una frequentazione antichissima di quest'area pianeggiante a ridosso del crinale appenninico che la protegge dai venti di scirocco e servita da una ricca sorgente. Dai tempi della conquista longobarda della montagna modenese, avvenuta nel 728, ma secondo alcuni autori già all'epoca romana e pre-romana vi transitò la storica via che nel medioevo fu detta "Bibulca" che risaliva le valli del Dolo e del Dragone fino al passo delle radici mettendo in comunicazione il modenese con la Garfagnana. Nell'XI secolo, nei decenni che seguirono la fondazione a Frassinoro della ricca Abbazia benedettina, vi fu costruito un ospizio per l'assistenza dei pellegrini e dei viandangti che percorrevano quell'importante itinerario di valico cui l'erezione del monastero frassinorese aveva conferito nuovo e maggiore interesse. Il piccolo "ospitale" sorgeva nella zona meridionale dei Prati nei pressi della sorgente oggi detta di San Geminiano ma indicata nelle antiche carte con "Fonte del Silvano". La sua prima citazione conosciuta è un atto di Matilde di Canossa, rogato in Pieve Fosciana nel 1105 col quale la Gran Contessa concesse all' "hospitali Sancti Geminiani iuxta Alpem positum" la sua protezione esentandolo dalla giurisdizione sia dei vescovi di Modena e Reggio Emilia sia dall'abate di Frassinoro e assoggettandolo soltanto alla Chiesa di Roma. Documentato un'ultima volta in un Breve pontificio del 1224 non è nominato in un elenco delle chiese esistenti nella diocesimodenese compilato nel 1463, segno che non esisteva più da tempo. Probabilmente fu spazzato via, come altre istituzioni similari, dalla generale crisi che colpì l'organizzazione ecclesiastica e ospitaliera del due-trecento. La strada che passava per i prati conservò tuttavia notevole importanza commerciale quale principale e diretta via di comunicazione fra Modena e la Toscana fino al settecento inoltrato, quando furono aperte la "Via Vandelli" e la più agevole "Via Giardini". A San Geminiano al posto dell'ospizio medioevale sorse, fin dal XV secolo, un'osteria che fu attiva fino alla fine del 1800. Di fronte ad essa nel 1632 fu costruito l'oratorio, ancora esistente, più volte restaurato, distrutto quasicompletamente dal terremoto del 1920 e rifatto nel 1925. Nel 1942 sui ruderi dell'osteria, abbandonata da decenni, dopo che l'apertura della nuova strada delle Radici da Pievepelago a Castelnuovo Garfagnana e, successivamente, da Casinalbo all'Imbrancamento, avevano diradato, fino a farlo cessare del tutto, il traffico lungo l'antica via Bibulca fu costruita una casa colonica. |
Bibliografia: "L'Appennino Modenese di Ponente", Comunità Montana Appennino Modena Ovest, 1996 |