Monchio, Parco di Santa Giulia


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Monchio, album fotografico Memorial Santa Giulia

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Il Parco della Resistenza Monte Santa Giulia si estende per circa 27 ettari. Ha un importante valore ambientale per la collocazione geografica e per lo sviluppo e la diversificazione della flora.

Gli episodi di alto valore civile e patriottico che qui si sono svolti fanno di questa zona un punto di riferimento storico della Repubblica di Montefiorino.

L'area si presta quindi al suo utilizzo come parco in indirizzo didattico e ricreativo.

 

Ambiente

La zona del parco si estende a cavallo tra la valle del Dragone e quella del Rossenna. E' aperta ai venti settentrionali ed alle brezze di monte che dal versante tosco-emiliano poco solleggiato e con neve per diversi mesi all'anno scendono lungo la valle e permangono in parte nella zona nord del parco. Il clima presenta pertanto caratteristiche di continentalità; la temperatura media anniale si aggira sui 10°-15° gradi.

Zona fitoclimatica: castanetum; sottozona tipo 1°.

 

Flora

Costituita prevalentemente da boschi di quercia, castagno, carpini alternati e prati e prati-pascoli.

Nel versante nord-ovest del parco predominano Quercus pubescens e sparsi esemplari di Quercus cerris; ad ovest Quercus pubescens, Salix caprea, Juniperus comunis, Poafustuca; a sud-ovest vegeta una rigogliosa fascia a Quercus pubescens, Carpinus betulus, Ostrja carpinifolia; a sud, dopo la chiesetta si puà ammirare Albiesalbea, Picea excelsa, Picea pungens mentre più in alto alcuni esemplari di Fraxinus excelsior e Pseudotsuga douglasi. Nel versante est si possono osservare il Carpinus, Quercus pubescens e Juniperus comunis e più in basso una fascia di Castanea sativa.

Nel ricco strato arbustivo si trova tra l'altro; biancospino, salici, ginepri, olivelli spinosi.

Numerosi gli alberi da frutto ormai inselvatichiti: ciliegi, meli, pruni, peri, noccioli...

La flora dello strato erbaceo è costituita per la gran parte da piante la cui fioritura utilizza la "fascia di luce" intercorrente fra l'aumento primaverile della temperatura e l'emissione delel floglie da parte degli alberi ed a cui se ne associano altre situate sia al di sopra che al di sotto della loro fascia altimetrica naturale: crocus, anemoni, margherite, violette odorose, violette tricolor, fragole stellarie, clematis, ranuncoli, sassifraghe, pantetille, rose canine, citisi, edera helix, evonimi, muschi, licheni.

 

Fauna

L'habitat permette l'insediarsi di numerose specie di vertebrati e di insetti. Numerosi i mammiferi quali lepri, ricci, talpe, scoiattoli, ghiri, volpi nonchè molti uccelli legati ad ambienti boschivi come merli, picchi, fringuelli, lucherini... Non mancano uccelli di taglia più grossa come gazze, corvi, poiane, falchi, civette.

Tra i rettili: l'orbettino, la lucertola, la biscia dal collare.

 

Valori storici

Inserito nella Valle del Dragone che ha visto nascere una delle prime formazioni partigiane, monte Santa Giulia sovrasta gli abitati di Monchio, Susano e Costrignano nomi, insieme a quello di Savoniero, tristemente noti per una delle più feroci rappresaglie naziste in territorio italiano durante la quale venne anche distrutta la chiesa, in stile romanico situata sulla sommità del monte Santa Giulia. Gli abitanti di Monchio, Susano e Costrignano erano colpevoli agli occhi dei nazifascisti di una simpatia sempre crescente e di aiuto sempre più intenso alle formazioni partigiane che avevano cominciato ad agire attivamente in quelle zone e che erano state rafforzate dagli appoggi di formazioni giunte dalla pianura.

All'alba del 18 marzo 1944 i paesi sopracitati furono investiti da furiosi cannoneggiamenti da parte dei nazifascisti che avevano fatto affluire grandi mezzi e truppe in forza. In un crescendo di ferocia ed atrocità iniziarono le distruzioni, il saccheggio ed una spietata caccia all'uomo. Quanti caddero nelle loro mani vennero o trucidati sul posto oppure incolonnati per il trasporto di pesanti casse di munizioni. Anche per questi la condanna a morte fu però solo rinviata. In diversi casi la rappresaglia non risparmiò neppure persone anziane, donne e bambini di pochi mesi. Complessivamente furono uccise 129 persone ed oltre 150 furono le case fatte saltare a cannonate e date alle fiamme.

La strage fallì però lo scopo di dissuadere le popolazioni locali dall'aiutare i partigiani ed ottenne anzi un risultato esattamente contrario. Con la sempre crescente partecipazione dei valligiani la guerriglia passò al contrattacco e ad uno ad uno caddero tutti i presidi fascisiti dislocati nell'alta Valle del Secchia fino a giungere alle giornate della Repubblica di Montefiorino.