Da tutti conosciuto, Romanino
ricco d'iniziativa e intuizione
lo vedevi al lavor di buon mattino
ben disposto con tutte le persone
di grande compagnia, ma "birichino"
(quando legò il badile sul cassone).
A Champoluc con noi faceva i "ciacci"
e la neve
scendeva a larghi stracci! |
Facchini
Romano (1953-2005).
Figlio di Giuseppe e Rioli
Rosa, abita in Viale S. Francesco coi fratelli Angela e Giovanni;
frequenta le elementari, poi le medie "serali" perché non vuole
continuare gli studi, ma dedicarsi alle attività della famiglia. Verso i
sedici anni è occupato come apprendista meccanico presso un'officina
locale, poi, appena conseguita la patente di guida, si dedica
interamente alle attività della Ditta Facchini: trasporti, legname,
terriccio per fiori. Romano è un lavoratore instancabile e polivalente,
guida ogni tipo di autocarro e lavora con macchine operatrici di ogni
genere. È il fulcro di tante attività del paese e, per ogni necessità, è
sempre disponibile coi suoi mezzi ad aiutare senza pretendere paghe o
compensi. È stato uno dei primi "ciacciai" ed ha anche partecipato alla
spedizione a Champoluc in Valle d'Aosta per una vacanza indimenticabile.
Dei moltissimi scherzi che ha organizzato ricordo quando, assieme ad
altri, ha portato la mia "126" sul palco della corale davanti alla
chiesa nel giorno della sagra; un'altra volta lo scherzo fu fatto ai
cantonieri comunali legando loro il badile al camion col filo di ferro.
Lo ricordiamo tutti con affetto e simpatia. |
Uno dei quattro, Ezio, coi fratelli
che al Borgo dei Pianacci ebbe i natali
mi fu maestro e duce ai tempi belli,
in ufficio scambiando "nazionali"
tecnico acuto e scevro d'orpelli
di carisma e d'acume senza eguali
per millanta nozioni che mi ha dato
un ricordo
affettuoso e sempre grato! |
Piacentini
Ezio (1926-1995). Nasce ai "Pianacci" di Palagano da numerosa
famiglia, tre fratelli e tre sorelle; trascorre in paese fanciullezza e
adolescenza, quindi frequenta il Liceo Classico a Correggio ove svolge
anche funzioni di "istitutore" per gli altri studenti. Segue
inizialmente la scuola per corrispondenza Radio Elettra-Torino, quindi
gli studi di ingegneria. Negli anni 1942/44, costretto ad interrompere
parzialmente gli studi, si unisce ai gruppi di partigiani locali, coi
quali una notte, partendo da Boccassuolo a piedi, raggiunse la Linea
Gotica attraverso il passo del "Rondinaio". Negli anni del dopoguerra,
dal 1950 al 1954, emigra in Australia, a Melbourne, ove lavora e
frequenta scuole di elettronica. Nel 1955, richiamato in Italia dal
fratello Stefano, inizia l'attività nell'impresa costruzioni Fr.lli
Piacentini. Nel 1958 si unisce in matrimonio con Rioli Erminia,
insegnante, che gli darà due figlie: Virginia e Patrizia. Ho conosciuto
molto bene Ezio negli anni 1956/1957 perché lavoravo alla contabilità e
libri paga, assieme a lui, nell'ufficio dei Pianacci: era un tecnico
eccezionale che sapeva trasmettere in modo semplice e chiaro anche le
nozioni più ostiche; per l'impresa Piacentini era certamente un
capo-cantiere insostituibile: in quegli anni ha diretto i lavori del
Sanatorio di "Selva dei Pini", dell'Istituto delle Suore di Palagano,
delle seggiovie del Pulicchio e di Passo del Lupo, degli acquedotti di
Polinago, Romanoro e Montecreto; di questi e di altri lavori curava
anche i rilievi tecnici e gli stati d'avanzamento. Tre brevi episodi del
mio indelebile ricordo di Ezio: fumavamo entrambi le "Nazionali Comuni"
(pacchetto blu), lui sfilava dal mio le sigarette dure, io prendevo dal
suo quelle morbide; un mattino d'estate, prestissimo, partimmo alla
volta di Romanoro con la "1100" a metano per i rilievi di un acquedotto,
giunti sul monte di Rovolo ci fermammo a casa di un contadino alle 6,30
e la moglie ci preparò la colazione con uova e pancetta (alla moda
australiana...); un venerdì sera, rientrando dalle Piane di Mocogno a
rimorchio perché io ed il geometra Botti avevamo rotto entrambi i
semiassi, lasciammo la "1100" in officina da Mario per la riparazione:
quando il sabato pomeriggio Ezio venne a ritirare l'auto per andare "a
morosa", dovette aspettare l'arrivo di Stefano da Modena con l'altra
"1100", imprecando abbastanza vivacemente. |
Dai Romei dei Macampori, Donato
mite, paziente, buon lavoratore
di fratelli e sorelle ultimo nato
aveva per la vigna grande amore
con tutti generoso e ben stimato
suo difetto più grosso "troppo cuore"
sembrava fatto per la compagnia
perché
portava ovunque l'allegria. |
Romei
Donato (1940-2002). Nato ai "Macampori" di Palagano da famiglia
numerosa: tre fratelli, Giulio, Rodolfo e Tarcisio, e tre sorelle,
Cristina, Maria e Mirella. Vive a Palagano fanciullezza e adolescenza;
frequenta le elementari quindi lavora nell'azienda agricola del padre.
Non è chiamato alla leva perché già due fratelli hanno effettuato il
servizio militare. Dopo una breve parentesi di lavoro in Svizzera, ove
svolge attività di manovale e muratore col fratello Tarcisio, resta
sempre in paese continuando a dedicarsi all'agricoltura con particolare
riguardo alla conduzione della vigna. La vigna è per lui un lavoro e un
passatempo, produce ottimo vino, specialmente bianco, ed è famoso per le
sue "grappe" che quasi sempre regala ad amici e conoscenti. È d'indole
buona e rispettoso di tutti, ha molti amici, ma, proprio per il troppo
buon cuore, qualche volta viene circuito e finisce in piccoli guai.
Muore improvvisamente ancora
abbastanza giovane, lasciando in tutti un caro affettuoso ricordo. |
A casa dei mezzadri, sotto Chiesa
nacque nel 36 Tosi Flaviano
del "beneficio" lavorò all'impresa
e diventò sciator giù da Campiano
era il più forte in salto ed in discesa
restando sempre semplice e alla mano
giovane ce lo tolse un brutto male
ma
l'affetto per lui rimane uguale! |
Tosi
Flaviano (1936-1972). Nasce nella casa contadina del beneficio
parrocchiale di Palagano da Benedetto e Facchini Rosa; ha un fratello,
Fausto, e due sorelle, Celina e Suor Benedetta. Frequenta le scuole
elementari a Palagano, poi inizia a lavorare nell'azienda agricola e,
d'inverno, comincia a sciare nella bellissima discesa di "Campiano", ove
traccia piste e trampolini per i salti.
Assieme al
fratello prepara rustici sci in "nûsa màta" e attacchi con cinghie e
cinture tolti al "giogo" delle vacche. Fausto era più tecnico, ma
Flaviano aveva molto coraggio e si buttava a testa bassa in ogni
discesa; da Montemolino a Palagano preparava una pista attraverso i
campi con il salto di ben tre strade, era insomma il più forte sciatore
del paese. Svolge il servizio militare come Alpino negli anni 1958/1960.
Ricordo bene due episodi: quando mi prese sulle spalle per fare il salto
sul trampolino di "Campiano" ed io, come un proiettile, finii piantato
nella neve a testa in giù; un'altra volta, nella stalla, a giocare a
"briscola 31" seduti sugli sgabelli della mungitura.
Negli anni
1964/65, al ritorno dal servizio militare, realizzò una stalla propria a
Toggiano, lavorando sempre lì finché fu in buona salute. Era sempre
allegro e di compagnia, nelle lunghe serate d'inverno giocava volentieri
a carte, "bestia" e "mazzino". |