la Luna nuova

Notizie, tradizioni, solidarietà da Palagano e dintorni 

 

 

Editoriali&Terza pagina

 

Raccolta degli editoriali  e della rubrica "Senz'offesa" pubblicati sul periodico

 

 

Indice

 


la Luna nuova  -  Dicembre  2000


 

 


Editoriale


 

 

 

Buon appetito?

 

di

Fabrizio Carponi


 


Finalmente sono arrivate le feste di fine anno.
Sono arrivate con tutto il loro carico di regali, vacanze e soprattutto di pranzi e cenoni pieni di prodotti golosi e succulenti. Tra panettoni, pandori, tortellini e mille altre leccornie incombono quest’anno (c’erano anche gli anni passati, ma nessuno ne parlava) gli spettri della mucca pazza e degli alimenti geneticamente modificati (OGM). Tra un pranzo ed un rinfresco si corre il pericolo, chissà, di mangiare un panettone che oltre ai canditi ed all’uvetta contenga anche un gene di un ippopotamo, per gonfiarlo, oppure che nella spongata ci sia il gene di un anaconda, per ammorbidirla. Per non parlare di quando si mangia la bistecca con l’osso, oppure il classico bollito rischiando di contrarre il terribile morbo della mucca pazza. Che valga la pena quest’anno di fare una ferrea dieta? Una dieta a base di quali alimenti? Di alimenti naturali o ecologici, prodotti con il metodo della lotta integrata o integrali, da agricoltura biologica o biodinamica?
In questa giungla di appellativi, etichette e termini a volte inspiegabili non è facile districarsi con facilità.
Un tempo era molto più facile, come ci rammentano spesso i più anziani, perchè la maggiore parte degli alimenti veniva prodotta in “casa”, e per i pochi che si dovevano acquistare si andava nel negozio di fiducia che ti vendeva prodotti genuini. Poi è venuta la rivoluzione industriale, il boom economico, la produzione intensiva, la globalizzazione e tutto è cambiato.
Così ora, quando andiamo al supermercato, (non si usa più andare alla "bottega") se vogliamo acquistare dei prodotti “sicuri” entriamo in questa giungla di termini, sigle ed etichette che inneggiano a prodotti naturali ed ecologici.
Ma quali sono i prodotti più idonei alla nostra alimentazione e cosa significano tutti questi termini?
Vi invito a leggere l'articolo pubblicato a pagina 7.

 

 

 

 

 


Terza pagina

Senz'offesa


 

 

Anche quest'anno è arrivata la giornata mondiale per la lotta all'AIDS: "Anche quest'anno sono arrivato alla giornata mondiale per la lotta all'AIDS"! Dopo un anno trascorso fra angosce, paure, discriminazioni, insulti, ricoveri, falsità, ma anche fra gioie, soddisfazioni mai raggiunte, mi ritrovo qui a celebrare questa giornata. Devo dire che quest'anno questa giornata mi sembra molto diversa dalle altre e non in maniera positiva: ormai purtroppo, non si parla quasi più di Aids, ormai l'Aids non fa più notizia sembra che l'avvento delle terapie dell'ultima generazione abbia debellato la malattia, abbia sconfitto l'Aids. Ma non è così. Oggi ogni minuto 6 giovani sotto i 25 anni sono stati infettati dall'Hiv ed entro la fine di quest'anno l'Aids avrà reso orfani 13 milioni di bambini.L'Aids quest'anno ha ucciso 3 milioni di persone nel mondo (400mila in più del 1999) di cui 500mila bambini sotto i 15 anni, mentre circa 5,3 milioni di persone (600mila sotto i 15 anni) hanno contratto il virus. Un totale di 21,8 milioni di decessi dall'inizio dell'epidemia. Oggi vivono con l'Aids circa 36,1 milioni di persone. Queste cifre, anzi, queste persone con un nome ed un volto preciso ci dicono che l'Aids esiste e che di Aids si muore ancora. Anche quest'anno ho dovuto mandar giù 13.000 pastiglie per sperare di avere un po' di futuro. Quest'anno sarà anche diverso ma io mi ritrovo qui a fare i conti con il mio compagno di viaggio, l'Aids, che anche oggi si è fatto sentire prepotentemente ogni volta che ingurgitavo 30-40 pastiglie; anche oggi ho dovuto patire quei dolorosi effetti collaterali, nausea, allucinazioni, vertigini, diarrea, insonnia, neuropatia, vomito; anche oggi in mezzo alla gente quell'orologio che continuava a suonare mi ricordava ogni volta che sono un malato di Aids, che sono diverso dagli altri; anche oggi mi sono arrabbiato perchè con indignazione ho ripensato che se anche le medicine mi allungano un po' la vita, ci pensa la pensione d'inabilità al lavoro di 400.000 lire a farmi morire di fame; anche oggi ho sognato e desiderato un paio di giorni "normali", anche oggi ho sognato dei miei figli;anche oggi ho paura di rendermi visibile perchè mia moglie e i miei famigliari saranno giudicati e scansati per ignoranza. Anche oggi mi ritrovo qui in ospedale, a farmi violentare da aghi e siringhe, ad irritarmi per le attese infinite, a farmi visitare da medici sconosciuti. Mi ritrovo qui a "menarmela" perchè compagni di cammino spinti su di una carrozzina o sdraiati su lettini, mi fanno vedere come in una sfera di cristallo, il mio doloroso futuro. Mi ritrovo qui continuamente a cambiare sedia fra visite, prelievi e ticket, cercando un po' di consolazione nella speranza che fra poco avrò finito e me ne andrò da questo posto, ma per l'ennesima volta le attese aumentano perchè c'è una visita supplementare da fare per gli ultimi disturbi che accuso e perchè in fondo un po' cavie siamo tutti. Mi ritrovo qui nello studio del mio dottore pieno di speranza ma anche di ansia e di paura, sperando che i numeri che mi leggerà siano più alti dell'ultima volta, e che gli altri siano più bassi, ma le cose non vanno sempre come si vorrebbe e gli esami non vanno bene e poi quelle decine di migliaia di pastiglie prese in questi ultimi anni hanno quasi distrutto il mio fegato e con tanto di incazzatura capisci che se anche la medicina ti sta allungando la vita nei confronti dell'Aids, l'epatite non ti dà scampo e capisci che forse non morirai di Aids ma di cirrosi epatica, e non puoi neanche sperare come tutti voi, in un trapianto di fegato perchè quel dottore dice che è inutile trapiantare il fegato in un paziente Hiv positivo perchè le probabilità di sopravvivenza sono poche: ma per la miseria, non abbiamo anche noi come esseri umani, gli stessi diritti che avete voi?
Quindi questo primo dicembre, sarà anche diverso, ma io mi ritrovo qui con le stesse angosce, con le stesse paure, con le stesse discriminazioni, ma anche con un po' di speranza che mi fa gridare che questo primo dicembre è diverso non perchè le cose sono solo migliorate, ma perchè questo silenzio è uguale a morte: è vero che le terapie hanno allungato la vita dei malati, ma è altrettanto vero che le infezioni sembrano aumentate perchè si è abbassata la guardia. Io credo che bastiamo noi per spiegare la sofferenza, per spiegare i disagi, le umiliazioni, le ghettizzazioni, non c'è bisogno che altre persone si infettino..."

 

 

Stefano, Comunità Papa Giovanni XXIII di Rimini, malato di AIDS
(lettera pubblicata sul Resto del Carlino del 1 dicembre 2000)

 


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