MEDIOEVO


L'Abbazia di Frassinoro  |  Le Terre della Badia (Abbadìa)  |  Abbazia di Frassinoro e Pieve di Rubbiano  |  I Montecuccoli  |  I giuramenti di fedeltà al comune di Modena  |  Nobiltà feudale frignanese nel medioevo  |  Contrasti con i modenesi  |  Condizioni di vita  Guelfi e Ghibellini  Un XIV secolo di violenze  |  25 novembre 1429: la cacciata dei Montecuccoli

 

 

 

Frassinoro: Colomba Eucaristica.

Unico pezzo conservato in loco dell'antico tesoro abbaziale. Si tratta di una pisside a forma di colomba fusa nel bronzo, rifinita a cesello e decorata a smalti. II raro oggetto liturgico, uno dei pochi conosciuti in tutto l'occidente cristiano è attribuito a maestri orafi dell'area di Limoges della fine del XII secolo e dell'inizio del XIII; e la sua lontana provenienza dalla francia occidentale dà la misura di quanto fossero estesi i collegamenti culturali dell'abbazia di Frassinoro al tempo del suo massimo sviluppo e prestigio.

 

Le vicende medioevali della nostra vallata sono legate particolarmente alle vicende della Abbazia di Frassinoro.

 

 

 

 

 

 

L'Abbazia di Frassinoro


Approfondimenti

 

Il 29 agosto 1071 Beatrice di Canossa, vedova del Marchese Bonifacio e madre di Matilde, si trovava con la figlia a Frassinoro, dove, per dare esecuzione ad un voto, aveva intenzione di fondarvi un Monastero Benedettino. In quel tempo a Frassinoro esistevano già una Cappella ed un ospizio dove trovavano ospitalità anche Beatrice e Matilde quando dovevano recarsi da Canossa nei loro poderi nel lucchese. La Cappella e l'ospizio lasciarono posto ad un sontuoso Monastero abitato da un buon numero di monaci. Beatrice inoltre donò al Monastero, con atto del notaio imperiale Girardo, 12 Corti. Le Corti erano centri amministrativi e di difesa.

 

In un documento conservato nell'Archivio di Stato di Milano, risalente alla fine dell'XI o all'inizio del XII secolo, nella traduzione dal latino del Bucciardi, si legge:

"Nel nome del Signor Nostro Gesù Cristo Dio Eterno.

L'anno dalla sua incarnazione 1071, il giorno 29 agosto (...). Io Beatrice, contessa e duchessa, figlia del fu duca Federico (...) offro (...) al Monastero (...) che sta per sorgere nel luogo che si appella Frassinoro (...) le seguenti docici Corti, come dipendenze di detto Monastero, le quali così si denominano:

Roncosigifredo, Medola, Vitriola, Antinano, Carpineta, Verabio, Puliano, Isola, Budrione, Campagnola, Motulo, Reggiolo. Offro inoltre tutte le Chiese che sono edificate nelle predette Corti, a qualunque titolo dedicate; e tutti i castelli e le rocche pertinenti a queste Corti, con tutti i diritti inerenti.

Offro ancora tutte le case, le capanne, i ruderi di fabbricati, assieme a quanto contengono (...).

Offro anche tutti gli orti, i campi, le vigne, le selve, i giovani boschi, i prati, i pascoli e tutti i terreni sì colti che incolti, tanto divisi che indivisi, coi monti, le vette eccelse, le valli, le rupi, i burroni e le pendici; colle acque, i pozzi e le sorgenti; e con tutti gli usi di dette acque, anche durante il loro corso; coi molini, le peschiere ed i luoghi piantati a salici, e di più colle sementi tutte ed i diritti di caccia.

Offro infine le predette docici Corti con quanto esiste sopra e sotto il suolo (...)".

 

Il Monastero divenne una Badìa quando Papa Gregorio VII vi consacrò personalmente il primo Abate, Benedetto.

 

 

 

Le Terre della Badia (Abbadìa)


Approfondimenti

 

 

Tra le 12 Corti donate nel 1071 da Beatrice e Matilde al Monastero le prime tre, Roncosigifredo, Medola e Vitriola, rappresentarono unitamente a Frassinoro il territorio sul quale la Badìa ebbe signoria per circa un secolo, sino al 1173. Questo territorio assunse il nome di Terre della Badìa o Abbadia.

 

Medola si trovava sulla sponda sinistra del Dragone nel territorio dell'attuale Lago. Su uno scoglio isolato si innalzava una torre quadrangolare: la rocca di Medola, molto solida, imponente, difficilmente espugnabile e teatro di aspri combattimenti nel corso del XIII secolo. La giurisdizione della Corte di Medola comprendeva: Medola, Lago, Casola, Serradimigno, Tolara, Naredola, Sassalto, Sassatella, Palagano e Boccassuolo.

 

Dai giuramenti degli uomini della Badìa al Comune di Modena negli anni 1173 e 1205 si ricava che facevano parte della Abbadìa: Cerredolo, Cisana, Massa, Corniglio, Mogno, Montestefano, Rubbiano, Gusciola, Farneta, Vitriola, Costrignano, Susano, Savoniero, Palagano, Casola, Serradimigno, Lago, Medola, Naredola, Sassatella, Sassalto, Tollara, Frassinoro, Cargedolo, Riccovolto, Roncosigifredo e Boccassuolo.

 

 

 

 

Abbazia di Frassinoro e Pieve di Rubbiano


Prima della costruzione del Monastero le varie parrocchie dipendevano dalla Pieve di Rubbiano.

Nacquero così controversie tra la Pieve di Rubbiano e il Monastero di Frassinoro poiché l'Abate intendeva esercitare, oltre al potere temporale, anche autorità spirituale su quelle terre comprese le Chiese ancora dipendenti dalla Pieve di Rubbiano. Nel 1121 il Vescovo di Modena dovette chiedere l'intervento di Papa Callisto II il quale stabilì, con una bolla del 4 marzo dello stesso anno, che l'autorità vescovile di Modena si estendesse su tutte le chiese del Plebanato di Rubbiano e che i sacerdoti dovevano rendere conto delle cose temporali all'Abate e delle cose spirituali al Vescovo.

Papa Onorio II nel 1128 e Papa Alessandro III nel 1167 con altre bolle confermarono quanto già decretato da Papa callisto II.

Queste decisioni non fecero cessare completamente le controversie tra Monastero e Pieve ma le assopirono alquanto.

Anche l'arciprete di Rubbiano, però, in varie occasioni tentò di ostacolare l'autorità temporale dell'Abate.

 

 

 

 

I Montecuccoli


Nel 1160 l'Abate, per garantire una migliore protezione alle Terre della Badìa, ne affidò la difesa a Bernardo da Montecuccolo, potente capitano del Frignano. Questi accettò di buon grado l'incarico poiché in questo modo la famiglia Montecuccoli acquisiva maggior potere e non perché gli premesse mantenere in vita la malferma signoria dell'Abate su quelle terre a cui sia il Comune di Modena, sia vari feudatari, miravano.

 

Il 4 agosto 1164 l'Abate Guglielmo ottenne dall'imperatore Federico Barbarossa, che nel 1154 scese in Italia e l'anno successivo cinse la corona imperiale, un diploma col quale si concedeva, oltre alla conferma dei beni, la protezione imperiale al Monastero. L'Abate credette di avere scongiurato ogni pericolo di aggressione da parte dei modenesi, ma non fu così. Pochi anni dopo, infatti, iniziò il declino di Barbarossa e per far fronte ad una possibile incursione dei modenesi l'Abate e Bernardo da Montecuccolo rafforzarono i loro castelli e in modo particolare la Rocca di Medola.

 

Nel 1170 i Montecuccolo, i Conti di Gomola e altri capitani e valvassori della montagna modenese strinsero un alleanza tra di loro contro il Comune di Modena nel timore di un attacco alle loro terre. L'Abate di Frassinoro e Bernardo da Montecuccolo, per proteggere l'Abbadia, eressero una robusta torre a base quadrata sulla vetta del monte chiamato Montefiorino, nella Corte di Vitriola. Fu la prima costruzione ad innalzarsi in quella zona.

 

Nel 1171 alcuni degli alleati, tra cui i Conti di Gomola, defezionarono e si assoggettarono ai modenesi.

Il 22 luglio del 1173 gli ultimi signorotti della montagna, compreso Gherardo da Montecuccolo, cedettero e prestarono giuramento di fedeltà al Comune di Modena.

 

 

 

 

I giuramenti di fedeltà al comune di Modena


All'Abate Guglielmo non restò che scendere dai monti e sottomettere gli uomini delle sue terre all'autorità dei Consoli Modenesi. Il Comune di Modena pretese anche dagli uomini della Abbadia un fedele e solenne giuramento. Nei mesi di agosto e settembre 1173, una commissione costituita dal notaio Biagio, dal Console modenese Bernardo Malvezzo, da Rolando di Baiamonte, dal Priore del Monastero di Frassinoro don Broccardo, dal gastaldo della Corte di Vitriola Tassino e da un tal Ugolino percorse l'Abbadia per raccogliere i giuramenti di fedeltà.

Si giurò in tutte le Corti. A Medola giurarono gli uomini di Medola, di Boccassuolo (Bocaxolo) e di Vetta (Auritta), che a quell'epoca era una comunità distinta da Boccassuolo e dipendente da Medola (venne aggregata a Boccassuolo molto più tardi, nel 1619), del Sevale, di Ca' de Moreni e di Serradimigno per un totale di 86 persone. Complessivamente nelle Terre della Badìa giurarono 532 capofamiglia.

Col giuramento del 1173 si aprì per gli abitanti delle Terre della Badia una nuova era. Si iniziò a vivere sotto l'egida delle istituzioni comunali, altrove già fiorenti, che nelle nostre terre erano state ostacolate dal tentativo dell'Abate di mantenere il potere temporale. Anche se col giuramento del 1173 gli uomini della Badia si assoggettarono al Comune di Modena, non tutti i paesi si costituirono subito a Comune con consoli propri, ma questo avvenne gradualmente. Una volta sorti i Comuni ogni anno i capofamiglia eleggevano i loro rappresentanti: i Consoli che a loro volta eleggevano il massaro e il delegato alla colta (esazione delle tasse). A metà anno si faceva la ripartizione dell'introito delle tasse: una parte spettava al feudatario, l'altra andava per le necessità della Comunità. La riunione era sempre presieduta da un Commissario rappresentante del feudatario. Al termine della seduta un verbale veniva redatto dal Cancelliere.

 

Nel 1197, dal 6 al 12 settembre, ci fu un nuovo giuramento. Si giurò in 14 Comuni per un totale di 535 capofamiglia e 31 consoli.

A Boccassuolo giurarono 20 capofamiglia e 3 Consoli. Calcolando una media di 5 membri per famiglia risulterebbe che la popolazione di Boccassuolo all'epoca doveva aggirarsi attorno al centinaio di persone. E' un calcolo approssimativo in quanto un certo numero di persone era esente dal giuramento: chierici, militari e coloro che volontariamente rifiutavano di giurare.

 

Nel 1200 il Comune di Modena volle far rinnovare il giuramento agli uomini della Abbadia ma non a quelli del Frignano. In quegli anni non correva buon sangue tra il Comune di Modena e quello di Reggio ed è probabile che l'Abate di Frassinoro, la cui influenza sulle popolazioni della Badia non era trascurabile, simpatizzasse per i reggiani. I modenesi, nel timore che le popolazioni della Abbadia seguissero le tendenze dell'Abate, vollero accertarsi della loro fedeltà con un nuovo giuramento, che fu ricevuto dal notaio Maurino.

Si giurò in 19 Comuni, 5 in più rispetto al 1197 (si aggiunsero Cargedolo, Sassolato, Serradimigno, Farneta e Susano). Complessivamente giurarono 349 capofamiglia contro i 535 di tre anni prima. Ciò fa supporre che molti si siano ribellati al Comune di Modena. Le astensioni si riscontrarono principalmente nella Valle del Dolo, più vicina all'influenza del Comune di Reggio, mentre sulla destra del Dragone (Costrignano, Savoniero, Susano, Palagano) giurarono 11 capofamiglia in più. A Boccassuolo, come nel giuramento del 1197, giurarono 20 capofamiglia e 3 consoli.

 

Un nuovo giuramento fu preteso dal Comune di Modena, praticamente con la forza, nel gennaio 1205. Giurarono 415 uomini alla presenza del notaio Ugo. I Comuni erano saliti a 21 (si aggiunsero Cerredolo e Sassatella).

 

 

 

 

Nobiltà feudale frignanese nel medioevo


Nel XIII secolo nel Frignano vivevano, nelle rocche e nei castelli che sorgevano sopra quasi ogni picco, numerose e turbolente famiglie di nobili signorotti in continua lotta tra di loro.

Le casate principali erano due: i Corvoli, signori del basso Frignano (ghibellini); ed i Gualandelli, signori dell'alto Frignano (guelfi).

Ghibellini erano anche i da Montecuccolo, i da Serrazzone (Obizzini), i dalla Verrucchia, i da Verica, i da Renno, i da Gaianello, i da Monzone, i da Paderno, i Boito ed altri.

Facevano parte del partito guelfo i Gualandelli, i Rastaldi, i da Montegarullo (Radaldi), i Grimaldi, i da Marzo, i Corradi, i Torreggiani, i de' Buoi.

 

 

 

 

Contrasti con i modenesi


I rapporti tra le popolazioni montanare della Abbadia e i modenesi peggiorarono progressivamente e si venne a creare un clima di tensione ed ostilità che sfociò in episodi di aperta ribellione.

Nel maggio del 1210, a Medola, durante l'importante mercato mensile cui partecipava sempre un nunzio di Modena la popolazione si avventò sulla scorta catturando il nunzio e arrecandogli una grave offesa, che i documenti non specificano. In breve i modenesi misero a ferro e fuoco le Terre della Badìa, in particolare la Corte di Medola. In autunno fu stipulato un trattato di pace, tutto a svantaggio della Abbadia, in cui si confermava l'autorità di Modena su quelle terre.

Nel 1212 scoppiò un'altra rivolta e la Rocca di Medola fu tolta ai modenesi e approntata per la difesa. La rocca venne prontamente assediata e dopo una strenua resistenza dovette cedere ed arrendersi.

 

I modenesi si considerarono signori indisturbati della montagna e si resero responsabili di soprusi ed atti di violenza sulla popolazione, ma non risparmiarono neppure i nobili da Montecuccolo che, in realtà, non avevano preso parte alle rivolte ma che, tuttavia, rappresentavano una potente famiglia del Frignano che riventicava diritti anche sulle Terre della Badia.

 

Nel 1213 Guidinello I da Montecuccolo e l'Abate di Frassinoro costituirono un esercito di animosi montanari e si sollevarono in ribellione sfruttando il fatto che i modenesi erano impegnati in altra guerra. Il Frignano si rese libero restando in possesso dei modenesi solo la Rocca di Medola. Guidinello I piombò col suo esercito in Val Dragone e sconfisse la guarnigione modenese di stanza a Medola. Le Terre della Badìa si liberarono così dal dominio del Comune di Modena e tanto i Montecuccolo nel Frignano che l'Abate nell'Abbadia tornarono ad instaurare l'antica signoria feudale.

Ci furono rappresaglie modenesi ma ebbero poco peso; poi subentrò un periodo di reciproca tolleranza e di relativa pace.

 

I modenesi da tempo erano in lotta con i bolognesi e col passare degli anni la situazione peggiorava sempre più.

I Frignanesi, tra cui i Conti da Montecuccolo, nel 1234 strinsero allenaza con i bolognesi. L'Abate di Frassinoro si rese conto che presto si sarebbe scatenata una nuova guerra e che le Terre della Badia ne sarebbero state coinvolte, per cui rinforzò le difese già esistenti sul territorio e ne costruì delle nuove.

Nel 1240 i modenesi, che nel frattempo erano riusciti ad avere come alleati alcuni signori del Frignano, tra i quali i Gualandelli, spedirono un esercito nel Frignano. Penetrati nella Abbadia, passando per per Boccassuolo, posero l'assedio alla Rocca di Medola senza riuscire ad espugnarla, quindi si portarono a Montefiorino ed assediarono il nuovo castello che, dopo una resistenza di circa un mese, cadde nelle loro mani per essere poi liberato, nello stesso anno, da un forte esercito abbaziale e frignanese.

Le ostilità tra modenesi e bolognesi si conclusero poi con la sconfitta dei modenesi.

 

Nel 1251 i modenesi si resero responsabili di violenze, minacce, estorsioni a carico delle popolazioni dell'Abbadia a tal punto che l'Abate Rainero ricorse a Papa Innocenzo IV ottenendone la scomunica.

 

Il 25 ottobre 1252 Papa Innocenzo IV, per tutelare il confine orientale dell'Abbadia, permise la vendita del castello di Levizzano (con annessi diritti feudali, onoranze, giurisdizioni e pertinenze) e con il ricavato autorizzò l'Abate, che nel frattempo aveva rinunciato alla protezione dei Montecuccolo, ad eseguire opere di fortificazione a Medola e creare nuovi fortilizi a Boccassuolo, Costrignano, Palagano e Susano. Venne così realizzata una vera e propria rete protettiva sul confine orientale delle terre della Abbadia.

 

Nel 1257 Papa Alessandro IV rinnovò la scomunica ai modenesi le cui prepotenze nella Abbadia erano diventate intollerabili.

La nuova scomunica non fece altro che irritare ulteriormente i modenesi che nel 1258 invasero in forze l'Abbadia e, dopo mesi di assedio, distrussero completamente la Rocca di Medola. Durante questo lungo assedio vennero uccise persone (impiccati anche alcuni frati), distrutte e incendiate le abitazioni di Medola e dei villaggi circostanti, tagliate viti e castagni, rubato bestiame e oggetti di valore compresi arredi sacri. Fu anche pubblicato un bando contro l'abate, i monaci e tutti i loro vassalli e parenti. In autunno la maggioranza della popolazione era senza casa e senza viveri.

L'anno successivo, con l'inganno, l'Abate Rainiero fu fatto prigioniero. Papa Alessandro IV, tramite il Vescovo di Bologna, intimò l'interdetto a tutta la città e alla Diocesi di Modena.

 

Nel 1261 si ebbe l'assoluzione dall'interdetto in quanto venne stipulato un lungo e complesso trattato di pace tra Modena ed il Monastero in cui, tra le altre cose, i modenesi si impegnarono a non interferire in alcun modo sui beni posseduti dai monaci e permisero di ricostruire la Rocca e le case di Medola in un periodo di vent'anni.

 

 

 

 

Condizioni di vita


Nel trattato del 1261 è riportato un elenco delle manenzie (terreni lavorati) e dei manenti (mezzadri). Nelle Terre della Badia c'erano 316 manenzie. Nella Corte di Medola (Medola, Sassatella, Sassolato, Tolara e Sevale) vi erano solo uomini liberi e non esistevano manenzie, mentre a Palagano, Lago, Serradimigno, Ca' de Moreni, Naredola, Casola, Vetta e Boccassuolo cerano 127 manenzie lavorate da 308 manenti, o servi della gleba.

I manenti vivevano in condizioni assai misere. Erano legati al terreno su cui lavoravano e ne seguivano il destino in caso di vendita o di cambio di padrone senza potersene svincolare; non potevano possedere o acquistare immobili nè fare testamento; dovevano versare un oneroso tributo al padrone del fondo (feudatario o Abate) oltre a dover prestare molte prestazioni di mano d'opera per costruire strade e fortilizi ed essere sempre pronti a prendere le armi in difesa del proprio signore. Questa doveva essere la condizione di una buona parte della popolazione di Boccassuolo nel 1261.

L'Abate di Frassinoro mitigò l'asprezza delle condizioni dei manenti permettendo loro di acquistare immobili, di poter eleggere rappresentanti e permise, dietro il pagamento di una somma di denaro, di acquistare la libertà.

Il Comune di Modena ogni anno avrebbe riscosso 16 denari per ciascun paio di buoi e 8 denari per ciascuna zappa (lavoratore).

 

L'Abate ottenne anche il diritto di esigere un pedaggio, 12 denari imperiali, dai viandanti che transitavano lungo la via Bibulca, importante strada che dalla confluenza del fiume Dragone nel fiume Dolo si portava, attraversando il territorio della Badia, fino in Garfagnana.

Per mantenere il diritto di incassare il pedaggio, era tenuto, oltre che ad effettuare la manutenzione ordinaria della via stessa, anche ad operarsi per proteggere i viandanti dagli assalti delle numerose bande di briganti. L'Abate rinunciò a buona parte del suo potere sulle questioni civili nel territorio della Abbadia che divennero di pertinenza dei modenesi.

 

 

 

 

Guelfi e Ghibellini


Negli anni seguenti, senza dare troppo nell'occhio ai modenesi, l'Abate Rainero si proccupò di restaurare e rinforzare i suoi fortilizi e castelli.

Nel 1269 scoppiò una violenta guerra tra i Montecuccolo (ghibellini) e i Montegarullo (guelfi) che sfociò nella "Battaglia di Olina" a cui parteciparono anche uomini provenienti dai comuni di Bologna, Modena e Reggio. L'Abate Rainero parteggiava per i Montegarullo. Sotto la guida di Guidinello I ebbero la meglio i Montecuccolo. I guelfi presero la via dell'esilio e i ghibellini ebbero signoria quasi assoluta nel Frignano fino al 1272.

 

Guidinello aspirava ad impadronirsi delle Terre della Badìa e trovò un aiuto in Simone dalla Tola di Casola. Questi aveva fomentato in Val Dragone e soprattutto nei paesi sulla destra del torrente, un movimento di ribellione, sotto bandiera ghibellina, contro l'Abate e a favore dei Montecuccoli.

L'Abate fortificò Medola e mise in efficenza la torre di Boccassuolo dove la propaganda ghibellina sembrava avere il maggior numero di seguaci e nel 1270 vi pose a custodia, quale Podestà, Ermannino da Spezzano, dottore in legge di nobile e potente famiglia guelfa modenese, che seppe impedire che il Comune di Boccassuolo abbracciasse il partito ghibellino.

Il 9 marzo 1271 Pietrobono del fu Giustamonte, massaro di Boccassuolo, saldò il debito con Ermannino da Spezzano per l'opera svolta. In Val Dragone ci furono rappresaglie e combattimenti, anche violenti, tra le fazioni Guelfa, capeggiata da Iacopo di Frassinoro, e ghibellina, capeggiata da Simone da Tola. Un'episodio fu l'incendio, a Medola, della casa di Ognibene di Serrazone, uomo di sicura fede Guelfa, ad opera di elementi di Boccassuolo, Palagano e altri paesi della Val Dragone. Successivamente molti paesi furono costretti a risarcire il danno. Il Comune di Boccassuolo dovette pagare 27 lire modenesi e 3 soldi in data 3 novembre 1272 per mezzo del massaro Bonaventura del fu Teberto.

 

Nel 1272 si riaccesero le lotte fino a quando fu stipulato un trattato di pace previa l'adesione dei da Montecuccolo al partito Guelfo (adesione che avvenne per necessità ed opportunità in quanto i da Montecuccolo si trovarono in condizioni di netta inferiorità). Il partito ghibellino praticamente scomparve ed inoltre si pensò anche di suggellare la pace con due matrimoni (uno tra Parisello I Montecuccoli e Richelda di Corradino Munari, l'altro tra Giovanni Boschetti e Barruffaldina di Matteo I Montecuccoli dei quali solo il primo fu celebrato). Tutto ciò non porto pace vera al Frignano e i da Montecuccolo e le altre famiglie si limitarono a sopportarsi a vicenda pronti a lanciarsi l'un contro l'altro alla prima occasione.

 

Nel 1273 (neppure un anno dopo la stipula del trattato di pace) Matteo I da Montecuccolo, venendo meno alla parola data, concesse in sposa la figlia Baruffaldina, appena diciottenne, a suo fratello Corsino I, già quarantenne. La pace fu infranta. Si riaccesero le discordie nel Frignano che nel giro di pochi anni resero i contendenti sempre più esausti fino a giungere alla assoggezione del Frignano al Comune di Modena (1276) fatto che portò ad un periodo di relativa pace.

 

Il 10 maggio 1294 era Capitano del Comune di Boccassuolo Bonconsiglio di Orsello e Sindaco Orsello del fu Ermannino. Entrambi furono precettati dal giudice di Modena che ingiunse loro di pagare al prete Albicino, rettore della Chiesa di S. Stefano in Palagano, 63 lire modenesi che erano state concesse in mutuo al Comune di Boccassuolo tempo prima.

 

 

 

 

Un XIV secolo di violenze


Nel XIV secolo i nobili modenesi Boschetti e Rangoni, malcontenti del governo di Azzo VIII d'Este, sollevarono il popolo che il 26 gennaio del 1306 si liberò dal predominio del Marchese instaurando a Modena una Repubblica.

Questa debole Repubblica non riuscì a coinvolgere la montagna, e il Frignano restò in balia delle fazioni di Guidanello da Montecuccolo, capo dei Ghibellini, e Manfrido Rastaldi, capo dei Guelfi. Inoltre fu invaso e saccheggiato dai fiorentini, lucchesi e molti malviventi città si rifugiarono nei monti. La situazione in montagna raggiunse una tale gravità che il 13 novembre del 1306 il Consiglio del Popolo di Modena si riunì per discutere del gran numero di ruberie, violenze, omicidi, incendi e sequestri di persona che si commettevano nei monti ed in particolare nelle Terre della Badia. Alle famiglie potenti e nobili della montagna fu dato l'incarico di impedire che continuassero a verificarsi tali episodi.

 

Nello stesso anno vennero occupati da Simone da Dallo il Castello di Medola, Boccassuolo, Riccovolto, Sassolato e Frassinoro.

 

Nel 1313 la Rocca di Medola e il Castello di Boccassuolo furono invasi ed occupati da Manfredino Rastaldi.

Restarono all'Abate di Frassinoro, e al suo protettore Simone da Dallo, solo i castelli di Frassinoro, Riccovolto e Sassolato.

 

Nel 1315 Guidinello III Montecuccolo abbondantemente munito di uomini, armi e cavalli, aiutato e incitato da Passerino Buonacossi, signore di Modena, ruppe in guerra contro Manfredino Rastaldi, che nel frattempo si era reso forte ed audace nella montagna, e contro i bolognesi, suoi alleati. Fu una guerra dura e crudele con periodi di tregua ed altri di lotta accanita in cui i Montecuccolo ebbero quasi sempre la meglio.

 

Nel 1317 Guidinello Montecuccolo, alleato da poco con Manoello da Dallo, invase la Badia partendo da Costrignano. Salì, passando per Vitriola, a Montefiorino e ne occupò la Torre e la Rocca. La conquista di quelle terre non fu molto difficoltosa in quanto la popolazione saputo dell'arrivo di Guidinello, terrorizzata, in gran parte era fuggita lasciando i paesi deserti. Costituito poi in Montefiorino il centro delle operazioni militari Guidinello si accinse alla conquista dei territori circostanti. Anche tale operazione fu resa facile dal terrore diffuso tra la popolazione, dalla fuga di molti difensori e dall'assenza di ogni mossa da parte degli altri signori dei dintorni. In poco tempo tutte le terre della Badia furono conquistate e restò a governarle Gugliemo I Montecuccolo, detto Guglielmino. Alla fine il territorio fu conquistato da Guidinello senza troppa violenza e gli abitanti, passata la paura iniziale, tornarono alle proprie case.

Guglielmo I Montecuccolo fortificò la Rocca di Montefiorino e nel 1320 era signore incontrastato.

Passerino Bonaccolsi, però, voleva Montefiorino ad ogni costo. Inviò Francesco Menabuoi, il notaio Bartolomeo da Marano ed altre persone per trattarne con Guglielmo I la vendita, precisando che in caso di rifiuto se ne sarebbe impossessato con le armi. Guglielmo fu costretto a cedere e vendette al prezzo di 1500 fiorini di buon oro e giusto peso da pagarsi immediatamente la Rocca e tutti i terreni di Montefiorino che divennero proprietà di Passerino. Era lunedì 8 Dicembre 1320 e in poche ore senza lotte e senza spargere sangue Montefiorino cambiò padrone.

I Montecuccolo tuttavia non si arresero e si prepararono alla riconquista di quelle terre. Nei mesi di giugno e luglio 1321 Guidinello, alleato coi conti di Gomola, tolse a Passerino, a mano armata, Brandola, Polinago, la Rocca di Medola, le terre di Boccassuolo, il castello di Montefiorino e tutti gli altri castelli e terre comprese nella Badìa di Frassinoro e nel contado di Gombola. Francesco Buonacossi, figlio di Passerino e Capitano perpetuo della città di Modena, inviò, nello stesso anno, contro Guidinello, Sassolo da Sassuolo e Manfredino da Gonzano. Le truppe, però, presso Saltino furono sconfitte e Manfredino fatto prigioniero.

 

La morte di Guidinello da Montecuccolo e la sottomissione di Modena al marchese Obizzo d'Este avvenuta nel 1336 ridonarono un po' di tranquillità al Frignano. I principali capi nel 1337 riconobbero l'Estense come loro signore.

 

Nel 1408 Nicolò e Alberguccio da Montecuccolo, formate alcune truppe, cercarono di impadronirsi del castello di Brandola, di cui prima erano stati spogliati dal fratello Lazzarotto. Per evitare nuove discordie tra i membri della potente famiglia Montecuccolo il marchese Nicolò d'Este l'11 giugno 1413 divise le loro giurisdizioni in modo che a Lazzarotto toccarono Medola, Lago, Palagano, Costrignano, Monchio e Boccassuolo; ad Albercuccio e Nicolò furono assegnati Montefiorino, Vitriola, Rubbiano, Meschioro, Farneta, Gusciola, Massa, Casola, Susano, Sassolato, Polinago, Pianorso, Rancidoro e Mirasole.

Questa divisione rimase inalterata fino al 1429.

 

 

 

 

25 novembre 1429: la cacciata dei Monteccucoli


Approfondimenti


Il 25 novembre 1429 gli abitanti del castello di Montefiorino e dei paesi vicini, tra i quali Boccassuolo, esasperati dal dominio dei Montecuccolo si sollevarono in armi diedero l'assalto alla Rocca di Montefiorino cacciando per sempre i Montecuccolo. La rivolta fu giustificata dal fatto che a un incaricato del podestà, Andrea Fogliani, era stata tagliata la lingua per non essere costretto a confessare un grave delitto.

 

Nicolò III, il marchese di Ferrara, ricompensò il popolo montanaro col dono di due ricchi mulini di proprietà dei Montecuccoli ed assogetterà Montefiorino alla famiglia Estense con la promessa di non affeudatarlo mai più senza il consenso degli abitanti.

A Modena brucerà in piazza il diploma con cui l’imperatore Carlo IV aveva ceduto nel 1396 Montefiorino in feudo ai Montecuccoli.

 

Fu così abolito, a furor di popolo, il feudalesimo nelle nostre terre e il Bucciardi non esita a definirlo "un fatto magnifico per ardire e coraggio di popolo".