LIGURI FRINIATI


 




 


Approfondimenti


 

Attorno al 2000 a.C. tribù liguri penetrarono nell’Appennino Settentrionale.

L’Appennino modenese e reggiano venne occupato dalla tribù dei Friniati, che potrebbero aver stabilito il loro centro religioso e civile tra i boschi e le montagne dell’alto Frignano (tra le valli del monte Cimone, monte Modino, Tre Potenze fino a S. Pellegrino in Alpe), in quel territorio che ancora nel Medio Evo era chiamato "Silva Feronia", da "Fer" (porto) che indicherebbe l’esistenza di scambi commerciali.

Alcuni ritengono che i Friniates vivessero in un sistema di comunità sparse, o tribù, senza la preminenza di una o dell’altra, unite da una identità etnico-linguistica, con sfruttamento in comune delle terre e dei boschi, con un’economia basata principalmente sulla caccia, la raccolta e la pastorizia, a carattere principalmente nomade: quindi una società agricolo-pastorale.

Le abitazioni erano costituite da semplici ripari in pietra, legno e ricoperti di paglia.

 

La pastorizia rappresentava la principale attività economica della montagna, anche perchè poco lontano dallo sbocco delle valli del Dragone e del Dolo nella pianura sorgeva uno dei più importanti mercati dell’epoca: i Campi Macri, identificato con l’attuale Magreta, dove, fin dal terzo millennio a.C. si commerciavano, o meglio scambiavano, carni, latticini, lana, pellame.

Questo famoso mercato prosperò fino alla nascita di Modena (183 a.C.), dopo di che progressivamente entrò in declino.

 

La presenza dei Friniati si protrasse fino al II secolo a.C. quando, nel 175 a.C., dopo lunghe e dure battaglie (con migliaia di morti secondo Tito Livio), durate quasi 20 anni, le "guerre liguri", furono definitivamente sconfitti dalle legioni romane.

Per i romani le guerre liguri si rivelarono un impegno maggiore di quanto avessero preventivato. Ottenere il controllo dei liguri, e quindi dell’Appennino Tosco-Emiliano e Ligure e della costa tirrenica, non fu affatto un’esercitazione militare o poco di più, come si ritenne inizialmente tanto da non volerla neppure indicare come guerra ("bellum") ma come "guerriglia", una sorta di attività minore, di scarso valore, quasi una esercitazione militare. Le legioni romane, invece, furono impegnate a lungo, quasi per 20 anni, e con sorti alterne.

Furono anni di intensi combattimenti che misero in difficoltà più di una volta le legioni di Roma, ed inoltre non si trattava solo di combattere contro i liguri ma spesso anche con i galli che in varie occasioni si allearono con i liguri.

A titolo d’esempio possiamo citare Livio (Ab Urbe condita libri, Lib XXXIX) , il quale scrisse che nel 193 a.C. "...ventimila liguri, dopo ogni sorta di razzie, avevano percorso in lungo e in largo la costa tirrenica, mentre un esercito di quarantamila uomini assediava Pisa...".

Nel 180 a.C. ci fu un’offensiva romana particolarmente dura che portò alla deportazione di 47.000 liguri Apuani in parte nella pianura Padana e in parte nel Sannio.

Questo fatto, indubbiamente pesante per i liguri, non provocò tuttavia la loro sconfitta ma probabilmente cambiarono gli equilibri interni in quanto dopo la deportazione degli Apuani i Friniati divennero la componente maggiore nello schieramento ligure. Tant’è che nel 177 i liguri assediarono e conquistarono la stessa Modena, che venne ripresa l’anno seguente dal proconsole C. Cludio dopo tre giorni di battaglia e l’uccisione di 8000 liguri.

I superstiti si rifugiarono sui monti "Leto" e "Balista" (forse gli attuali monte Ledo e Valestra, nel reggiano). Le legioni di Roma cercarono ancora di averne ragione prima con C. Claudio, poi quando questi fu inviato sul fronte Gallico, dal console Q. Petilio che assali i due monti, li espugnò, causando la morte di 5000 liguri e trovando lui stesso la propria fine. L’altro console, Valerio, ebbe definitivamente ragione dei liguri che furono definitivamente sconfitti nel 175 a.C..

 

Scarsi ed incerti reperti archeologici sono stati rinvenuti a Carpineti, nel Comune di Frassinoro e forse a Lama Mocogno. A Gusciola, nel Comune di Montefiorino, è venuta alla luce una tomba a cassetta che ricorda quelle liguri.

 

La disposizione delle case a quadrato aperto da un lato, per l’accesso ad un aia comune, ed unite le une alle altre secondo lo stile ligure e la suddivisione del territorio in tanti villaggi, gravitanti attorno ad un villaggio capoluogo, potrebbe essere ancor oggi retaggio della presenza dei Friniates in Appennino.