La Val Dragone nella storia
 

Medioevo


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Il 29 agosto 1071 Beatrice di Canossa, madre di Matilde, fondò a Frassinoro, dove esistevano già una Cappella ed un ospizio, un Monastero Benedettino e donò, perchè potesse prosperare, 12 Corti: Roncosigifredo, Medola, Vitriola, Antinano, Carpineta, Verabio, Puliano, Isola, Budrione, Campagnola, Motulo e Regiolo. Quando Papa Gregorio VII consacrò personalmente il primo Abate, Benedetto, Il Monastero divenne una Badìa.

Le corti di Roncosigifredo, Medola e Vitriola, assieme a Frassinoro costituirono il territorio sul quale la Badìa ebbe signoria per circa un secolo, sino al 1173, e che assunse il nome di Terre della Badìa o Abbadia.

La Rocca di Medola, a base quadrangolare, solida, imponente e difficilmente espugnabile, sorgeva su uno scoglio isolato, nella sponda sinistra del Dragone, nel territorio dell’attuale Lago. Fu teatro di aspri combattimenti nel corso del XIII secolo. La Corte di Medola comprendeva Medola, Lago, Casola, Serradimigni, Tolara, Naredola, Sassalto, Sassatella, Palagano e Boccassuolo.

La Corte di Roncosigisfredo, in gran parte costituita da bosco e pascolo, era situata nella parte alta della Val Dragone e il castello sorgeva nel territorio dell’attuale Riccovolto e aveva giurisdizione su Roncosigifredo, Riccovolto, Cargedolo e sulla Selva Romanesca.

La giurisdizione della Corte di Vitriola comprendeva Vitriola, Cerredolo, Cisana, Massa, Cornilio, Mogno, Montestefano, Rubbiano, Gusciola, Farneta, Costrignano, Susano e Savoniero.

Prima della costruzione del Monastero le varie Parrocchie dipendevano dalla Pieve di Rubbiano. Inevitabilmente sorsero controversie tra la Pieve e il Monastero, in quanto l’Abate intendeva esercitare, oltre al potere temporale, anche autorità spirituale su quelle terre comprese le Chiese ancora dipendenti dalla Pieve di Rubbiano. Nel 1121 il Vescovo di Modena dovette chiedere l’intervento di Papa Callisto II il quale stabilì, con una bolla del 4 marzo dello stesso anno, che l’autorità vescovile di Modena si estendesse su tutte le chiese del Plebanato di Rubbiano e che i sacerdoti rendessero conto delle cose temporali all’Abate e delle cose spirituali al Vescovo. Papa Onorio II nel 1128 e Papa Alessandro III nel 1167 confermarono quanto già decretato da Papa Callisto II. Anche l’arciprete di Rubbiano, però, in varie occasioni tentò di ostacolare l’autorità temporale dell’Abate.

Nel 1160 l’Abate, per garantire una migliore protezione alle Terre della Badìa, a cui miravano sia il comune di Modena che vari feudatari Frignanesi, ne affidò la custodia e la difesa a Bernardo da Montecuccolo. Il 4 agosto 1164 l’Abate Guglielmo ottenne dall’imperatore Federico Barbarossa un diploma col quale si concedeva, oltre alla conferma dei beni, la protezione imperiale al Monastero. L’Abate credette di avere scongiurato ogni pericolo di aggressione da parte dei modenesi, ma pochi anni dopo iniziò il declino di Barbarossa e per far fronte a possibili incursioni l’Abate e Bernardo da Montecuccolo rafforzarono i loro castelli e in modo particolare la Rocca di Medola.

Nel 1170 i Montecuccolo, i Conti di Gomola e altri capitani e valvassori della montagna modenese strinsero un'alleanza tra di loro contro il Comune di Modena. Per proteggere l’Abbadia, venne eretta una robusta torre a base quadrata sulla vetta del monte chiamato Montefiorino, nella Corte di Vitriola. Nel 1171 alcuni degli alleati, tra cui i Conti di Gomola, defezionarono e si assoggettarono ai modenesi. Il 22 luglio del 1173 gli ultimi signorotti della montagna, compreso Gherardo da Montecuccolo, cedettero e prestarono giuramento di fedeltà al Comune di Modena. All’Abate Guglielmo non restò che scendere dai monti e sottomettere gli uomini delle sue terre all’autorità dei Consoli Modenesi. Il Comune di Modena pretese anche dagli uomini della Abbadia un fedele e solenne giuramento. In agosto e settembre dello stesso anno, una commissione costituita dal notaio Biagio, dal Console modenese Bernardo Malvezzo, da Rolando di Baiamonte, dal Priore del Monastero di Frassinoro don Broccardo, dal gastaldo della Corte di Vitriola Tassino e da un tal Ugolino, percorse l’Abbadia per raccogliere i giuramenti di fedeltà. Nelle Terre della Badìa giurarono 532 capifamiglia.

Col giuramento del 1173 si aprì per gli abitanti delle Terre della Badia una nuova era. Si iniziò a vivere sotto l’egida delle istituzioni comunali, altrove già fiorenti. Anche se col giuramento del 1173 gli uomini della Badia si assoggettarono al Comune di Modena, non tutti i paesi si costituirono subito a Comune con consoli propri, ma questo avvenne gradualmente. Una volta sorti i Comuni ogni anno i capifamiglia eleggevano i loro rappresentanti: i Consoli, che a loro volta eleggevano il massaro e il delegato alla colta (esazione delle tasse).

Nel 1197, dal 6 al 12 settembre, fu effettuato un nuovo giuramento. Si giurò in 14 Comuni per un totale di 535 capifamiglia e 31 consoli.

Nel 1200 il Comune di Modena volle far rinnovare il giuramento agli uomini della Abbadìa ma non a quelli del Frignano. In quegli anni non correva buon sangue tra il Comune di Modena e quello di Reggio ed è probabile che l’Abate di Frassinoro, la cui influenza sulla popolazione non era trascurabile, simpatizzasse per i reggiani. I modenesi vollero quindi accertarsi della fedeltà degli abitanti dell’Abbadìa col nuovo giuramento, che fu ricevuto dal notaio Maurino. Si giurò in 19 Comuni, 5 in più rispetto al 1197 (si aggiunsero Cargedolo, Sassolato, Serradimigno, Farneta e Susano). Complessivamente giurarono 349 capifamiglia contro i 535 di tre anni prima. Ciò fa supporre che molti si siano ribellati al Comune di Modena. Le astensioni si riscontrarono principalmente nella Valle del Dolo, più vicina all’influenza reggiana, mentre sulla destra del Dragone (Costrignano, Savoniero, Susano, Palagano) giurarono 11 capifamiglia in più.

Un nuovo giuramento fu preteso dal Comune di Modena, praticamente con la forza, nel gennaio 1205. Giurarono 415 uomini alla presenza del notaio Ugo. I Comuni erano saliti a 21 (si aggiunsero Cerredolo e Sassatella).

I rapporti tra le popolazioni montanare della Abbadia e i modenesi peggiorarono progressivamente e si creò un clima di tensione ed ostilità che sfociò in episodi di aperta ribellione. Nel maggio del 1210 a Medola, durante l’importante mercato mensile, cui partecipava sempre un nunzio di Modena (con scorta), la popolazione si avventò sulla scorta catturando il nunzio, arrecandogli una grave offesa che i documenti non specificano. In breve tempo i modenesi misero a ferro e fuoco l’Abbadìa, in particolare la Corte di Medola. In autunno fu stipulato un trattato di pace in cui si confermava e rinsaldava l’autorità di Modena su quelle terre. Nel 1212 scoppiò un’altra rivolta e la Rocca di Medola fu tolta ai modenesi e approntata per la difesa. Venne prontamente assediata e dopo una strenua resistenza dovette cedere ed arrendersi. Nel 1213 Guidinello I da Montecuccolo e l’Abate di Frassinoro costituirono un esercito di montanari e si sollevarono in ribellione, sfruttando il fatto che i modenesi erano impegnati in altra guerra. Il Frignano si rese libero lasciando ai modenesi solo la Rocca di Medola. Guidinello I piombò col suo esercito in Val Dragone e sconfisse la guarnigione modenese di stanza a Medola. Le Terre della Badìa si liberarono così dal dominio del Comune di Modena e tanto i Montecuccoli nel Frignano quanto l’Abate nell’Abbadia tornarono ad instaurare l’antica signoria feudale. Ci furono rappresaglie, ma ebbero poco peso, poi subentrò un periodo di reciproca tolleranza e di relativa pace.

Modena da tempo era in lotta con Bologna e col passare degli anni la situazione degenerava sempre più. I Frignanesi, tra cui i Conti da Montecuccolo, nel 1234 strinsero allenaza con i bolognesi. L’Abate di Frassinoro si rese conto che presto si sarebbe scatenata una nuova guerra e che le Terre della Badia ne sarebbero state coinvolte, per cui rinforzò le difese già esistenti sul territorio e ne costruì delle nuove. Nel 1240 i modenesi, che nel frattempo erano riusciti ad avere come alleati alcuni signori del Frignano, tra i quali i Gualandelli, spedirono un esercito nel Frignano. Penetrati nella Abbadia, passando per Boccassuolo, posero l’assedio alla Rocca di Medola senza riuscire ad espugnarla, quindi si portarono a Montefiorino ed assediarono il nuovo castello che, dopo una resistenza di circa un mese, cadde nelle loro mani per essere poi liberato, nello stesso anno, da un forte esercito abbaziale e frignanese. La guerra tra modenesi e bolognesi si concluse con la sconfitta dei modenesi. Nel 1251 i modenesi si resero responsabili di violenze, minacce, estorsioni a carico delle popolazioni della Abbadia a tal punto che l’Abate Rainero ricorse a Papa Innocenzo IV che emanò la scomunica.

Il 25 ottobre 1252 Papa Innocenzo IV, per tutelare il confine orientale della Abbadia, permise la vendita del castello di Levizzano (con annessi diritti feudali, onoranze, giurisdizioni e pertinenze) e con il ricavato autorizzò l’Abate, che nel frattempo aveva rinunciato alla protezione dei Montecuccolo, ad eseguire opere di fortificazione a Medola e creare nuovi fortilizi a Boccassuolo, Costrignano, Palagano e Susano realizzando così una vera e propria rete protettiva sul confine orientale.

Nel 1257 Papa Alessandro IV rinnovò la scomunica ai modenesi che, nel 1258, invasero in forze l’Abbadìa mettendola a ferro e fuoco e, dopo mesi di assedio, distrussero completamente la Rocca di Medola. In autunno la maggioranza della popolazione era senza casa e senza viveri. L’anno successivo, con l’inganno, l’Abate Rainiero fu fatto prigioniero. Papa Alessandro IV intimò l’interdetto a tutta la città e alla Diocesi di Modena. Nel 1261 si ebbe l’assoluzione dall’interdetto in quanto venne stipulato un lungo e complesso trattato di pace tra Modena ed il Monastero.

Negli anni seguenti l’Abate Rainero si preoccupò di restaurare e rinforzare i suoi fortilizi e castelli. Nel 1269 fu guerra tra i Montecuccolo (ghibellini) e i Montegarullo (guelfi). Rainero parteggiava per i Montegarullo. Sotto la guida di Guidinello I ebbero la meglio i Montecuccolo. Guidinello aspirava ad impadronirsi delle Terre della Badìa. Trovò un aiuto in Simone dalla Tola di Casola. Questi aveva fomentato in Val Dragone e soprattutto nei paesi sulla destra del torrente, un movimento di ribellione, sotto bandiera ghibellina, contro l’Abate e a favore dei Montecuccoli. Nel 1272 fu stipulato un atto di pace tra guelfi e ghibellini in Val Dragone e nelle Terre della Badia si tornò a respirare un po’ di pace.

Il 26 gennaio del 1306 con una sommossa popolare fu cacciato il Marchese Azzo VIII d’Este instaurando a Modena una Repubblica che però non riuscì a coinvolgere la montagna, e il Frignano restò in balia delle fazioni di Guidinello da Montecuccolo, capo dei Ghibellini, e Manfrido Rastaldi, capo dei Guelfi. Fu inoltre invaso e saccheggiato dai fiorentini, lucchesi e molti malviventi e banditi dalla città si rifugiarono nei monti. La situazione in montagna raggiunse una tale gravità che il 13 novembre del 1306 il Consiglio del Popolo di Modena si riunì per discutere del gran numero di ruberie, violenze, omicidi, incendi e sequestri di persona che si commettevano nei monti ed in particolare nelle Terre della Badìa.

Nel 1317 Guidinello Montecuccolo, alleato da poco con Manoello da Dallo, invase la Badia partendo da Costrignano. Salì, passando per Vitriola, a Montefiorino e ne occupò la Torre e la Rocca. Costituito poi in Montefiorino il centro delle operazioni militari Guidinello si accinse alla conquista dei territori circostanti. In poco tempo tutte le terre della Badia furono conquistate e restò a governarle Gugliemo I Montecuccolo, detto Guglielmino che fortificò la Rocca di Montefiorino e nel 1320 era signore incontrastato. Passerino Bonaccolsi, però, voleva ottenere Montefiorino ad ogni costo. Inviò quindi Francesco Menabuoi, il notaio Bartolomeo da Marano ed altre persone per trattarne con Guglielmo la vendita, precisando che in caso di rifiuto se ne sarebbe impossesato con le armi. Il Montecuccolo, così minacciato, fu costretto a cedere e vendette, al prezzo di 1500 fiorini di buon oro e giusto peso da pagarsi immediatamente, la Rocca e tutti i terreni di Montefiorino che divennero proprietà di Passerino. Era lunedì 8 Dicembre 1320 e in poche ore senza lotte e senza spargere sangue Montefiorino cambiò padrone. I Montecuccolo tuttavia non si arresero e si prepararono alla riconquista di quelle terre. Infatti nei mesi di giugno e luglio 1321 Guidinello, alleato coi Conti di Gombola, tolse a Passerino, a mano armata, Brandola, Polinago, la Rocca di Medola, le terre di Boccassuolo, il castello di Montefiorino e tutti gli altri castelli e terre comprese nella Badìa di Frassinoro e nel contado di Gombola. Francesco Buonacossi, figlio di Passerino e Capitano perpetuo della città di Modena, inviò, nello stesso anno, contro Guidinello, Sassolo da Sassuolo e Manfredino da Gonzano. Le truppe, però, presso Saltino furono sconfitte e Manfredino fatto prigioniero.

La morte di Guidinello da Montecuccolo e la sottomissione di Modena al marchese Obizzo d’Este avvenuta nel 1336 ridonarono un po’ di tranquillità al Frignano. I principali capi nel 1337 riconobbero l’Estense come loro signore.

Nel 1408 Nicolò e Alberguccio da Montecuccolo, formate alcune truppe, cercarono di impadronirsi del castello di Brandola, del quale prima erano stati spogliati dal fratello Lazzarotto. Per evitare nuove discordie tra i membri della potente famiglia Montecuccolo, il marchese Nicolò d’Este, l’11 giugno 1413 divise le loro giurisdizioni in modo che a Lazzarotto toccarono Medola, Lago, Palagano, Costrignano, Monchio e Boccassuolo; ad Albercuccio e Nicolò furono assegnati Montefiorino, Vitriola, Rubbiano, Meschioro, Farneta, Gusciola, Massa, Casola, Susano, Sassolato, Polinago, Pianorso, Rancidoro e Mirasole. Questa divisione rimase inalterata fino al 1429. Il 25 novembre di quell’anno gli abitanti di Montefiorino e dei paesi vicini, esasperati dal dominio dei Montecuccolo, si sollevarono in armi e in un impeto di furore popolare diedero l’assalto alla Rocca di Montefiorino e cacciarono per sempre i loro signori. Queste terre si sottrassero così alla giurisdizione dei Montecuccolo e passarono sotto gli Estensi che si impegnarono a non concedere mai più Montefiorino in feudo. Fu così abolito, a furor di popolo, il feudalesimo nelle nostre terre e il Bucciardi non esita a definirlo "un fatto magnifico per ardire e coraggio di popolo".