La Val Dragone nella storia
 

Personaggi


 

Rolando Rivi

 


di don Carlo Bertacchini



Pubblicato su la Luna nuova, numero 42 (maggio 2013)

 

Il papa Francesco ha recentemente approvato il decreto di beatificazione del seminarista Rolando Rivi, ucciso alle Piane di Monchio venerdì 13 aprile 1945 da alcuni partigiani appartenenti al Battaglione Frittelli.

Rolando fu accusato di essere una spia dei tedeschi, di aver rubato indumenti ed armi e di aver sparato contro i partigiani. Tutte accuse risultate poi, in occasione dei processi di primo e secondo grado, completamente infondate. Risulta pertanto difficile spiegare il perché di questo gesto, come anche del fatto che prima di essere ucciso Rolando venne, a detta di testimoni, torturato e seviziato, preso a calci e insultato. E stiamo parlando di un ragazzino di appena 14 anni.

L’unica cosa che possiamo dire è quella che è stata riconosciuta anche dalla Chiesa nell’esame delle vicende accadute: Rolando è un martire. È stato ucciso in odio alla fede e sappiamo che questo odio ha delle radici molto lontane. La storia dell’umanità ha conosciuto diverse manifestazioni di questo odio, e purtroppo ne conosce ancora. Dal peccato originale l’odio è entrato nel mondo e assume ogni volta forme diverse, ma il suo compito è sempre lo stesso: distruggere il piano d’amore di Dio. Noi non possiamo né vogliamo giudicare il grado di responsabilità che le persone hanno in queste terribili tragedie, perché siamo consapevoli che il maligno spesso trae in inganno, e per indurci a certi comportamenti si è servito anche di ideologie cosiddette a favore dell’uomo per cui tante volte siamo caduti vittime e colpevoli allo stesso tempo. Ma dobbiamo svegliarci e reagire con semplicità e fermezza che sono anche i tratti tipici della figura di Rolando Rivi.

Consiglio vivamente di imparare a conoscere questa splendida figura: pochi anni di vita, ma vissuti intensamente, nell’amicizia con Gesù e nella scoperta della sua vocazione, quella di diventare sacerdote. Una fede a detta di molti coinvolgente, perché vissuta con sincerità e fino in fondo. "Fino in fondo" possono essere davvero le parole che descrivono il suo rapporto con Gesù, come anche la decisione per lui fatale di non togliersi l’abito talare quando era vivamente sconsigliato per i motivi descritti in precedenza. Ma lui non poteva abbandonare il suo amico e il suo proposito di seguirlo appunto fino in fondo. Così, anche quando si è trovato costretto a fare rientro nel suo paese a San Valentino di Castellarano interrompendo la formazione in seminario, Rolando ha sempre continuato a portare l’abito talare, a fare apostolato nella sua parrocchia e ad essere uno splendido testimone dell’amore di Dio per i famigliari, per gli amici e per i poveri. Di Rolando non abbiamo degli scritti, ma solo alcune frasi semplici, profonde e soprattutto vissute. Una di queste, quattro parole in tutto, è stata riportata nella cassetta che contiene le sue spoglie mortali, può esserci di aiuto per scongiurare quell’inganno diabolico che sempre si può materializzare se non siamo vigilanti e che ci costringerebbe a scrivere altre vergognose pagine nella storia della nostra umanità.

"Io sono di Gesù", l’unica risposta che possiamo dare alla menzogna devastante che l’uomo appartiene solo a se stesso, che in definitiva è la menzogna che è stata all’origine delle due ideologie del male del secolo scorso: l’esaltazione della razza del nazismo e il collettivismo comunista. Sì, ripetiamolo con Rolando che dal cielo è potente intercessore: noi siamo di Gesù. Viviamolo con semplicità, lontani dal peccato, nella vita quotidiana, e allora l’umanità potrà davvero sperare di risplendere per quella che essa è nel pensiero di Dio. Chiediamo una preghiera speciale a Rolando per i giovani, che siano felici di aver trovato il tesoro prezioso che lui ci ha lasciato come testamento della sua vita: Gesù, l’amico.