La Val Dragone nella storia |
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Un personaggio
post-risorgimentale dei nostri monti:
l’eroe garibaldino Giuseppe Zanotti
di Aldo Magnoni
Tra personaggi ed avvenimenti storici della nostra
valle, la storia ottocentesca di Giuseppe Zanotti Vignolese di nascita,
Frassinorese d’adozione, merita senz’altro di essere ricordata. È la storia
completamente dimenticata di un uomo straordinario: eroe garibaldino, chimico
farmacista, Regio Giudice Conciliatore e poeta. Dalla natia Vignola si trasferì
definitivamente a Frassinoro - dopo l’unificazione d’Italia - per esercitare la
professione di farmacista e si sposò con Chiara Fontana del luogo.
La signora Clara Giannasi di Spilamberto, ora ottuagenaria, ebbe a parlarmi più
di venti anni fa del bisnonno Giuseppe Zanotti: si ricordava di Lui attraverso i
racconti del nonno Pacifico, figlio di Giuseppe e farmacista a Montefiorino dal
1900 al 1930, nonchè attraverso il ricordo di alcuni frammenti di poesie da Lui
scritte, quali “O gioventù presente, l’ombra di Ignazio mira…” (la poesia si
riferiva quasi certamente ad Ignazio Tonelli), oppure: “I fiumi e le valli di
Montefiorino son guardia sicura del nostro Appennino / e guai a chi osa i
confini varcar …”. Di questo avo conserva alcune fotografie e sette medaglie tra
cui quella concessagli dal Comune di Vignola dopo la campagna militare di
Messina nel 1861.
Un pizzico di fortuna mi ha permesso di mettere mano su di un interessante
inedito carteggio (ovviamente subito trasmesso in copia alla signora Clara),
conservato ora nel mio archivio e che propongo in esclusiva per la Luna. Tale
carteggio consente di ricostruire alcuni spezzoni della vita di Giuseppe Zanotti,
in particolare dopo il suo arrivo nella Val Dragone, dove ancora oggi chi porta
quel cognome può fregiarsi di sì lusinghiera discendenza.
Nel periodico di vita vignolese “Il ciliegio” del
1961 troviamo l’opuscolo “Vignola nel Risorgimento” sul quale è riportata la
biografia di Giuseppe Zanotti che recita:
“L’Eroe Garibaldino Giuseppe Zanotti nacque a Vignola il 15 Agosto 1834. Fin da
piccino manifestò la più reale tendenza allo studio e, nelle scuole elementari
di Vignola, primeggiava fra tutti distinguendosi per lo studio letterario e
scientifico.
Nato da genitori poveri e a quel tempo ai poveri non era solo difficile ma
impossibile frequentare le scuole superiori, per il Zanotti l’ostacolo, allora
insormontabile, doveva piegarsi davanti ad una intelligenza non comune e ad una
tenace e ferrea volontà.
Finite le scuole elementari a Vignola si recava a Gualtieri per fare il garzone
presso una farmacia. Là ebbe la possibilità di poter attendere agli studi
ginnasiali e, come privatista, superò con onore gli esami. Recatosi poi a
Modena, sempre come garzone presso la farmacia Zoboli, ha potuto compiere gli
studi di filosofia ed entrare nell’Università di Modena. Ben presto avrebbe
potuto laurearsi, ma le evenienze politiche di allora, e più che mai il profondo
sentimento patriottico che nutriva, gli intimò di troncare gli studi: la Patria
aveva bisogno della “Libertà” ed aveva bisogno dei suoi figli migliori.
Nel 1858 un gruppo di giovani spinti dal loro amor patrio, improvvisarono una
calorosa manifestazione per la “Coccarda Italiana”, ma traditi, in massa furono
arrestati e mandati in esilio; Zanotti fu destinato a S. Ilario.
La lontananza dalla famiglia, l’interruzione dagli studi, la miseria e le
sofferenze non lo avvilirono mai, anzi il tutto lo tempra ancor più nel suo
nobile ideale: “Unità e Indipendenza d’Italia”. Nella primavera del 1859
volontariamente entra nella schiera di coloro che volevano ad ogni costo l’unità
e la libertà del loro paese. Innumerevoli sono gli atti di eroismo compiuti sia
per organizzare e stimolare i suoi compagni e cittadini, sia per i numerosi
combattimenti affrontati, tanto da meritare il più alto riconoscimento dei
superiori.
Il 7 Luglio 1860 avendo finito la sua ferma fu messo in congedo assoluto, ma
egli non era nè poteva essere contento, voleva dare ancora prova del suo
trasporto per l’Italia, partendo da Vignola con parecchi vignolesi e
arruolandosi con Garibaldi nel 2° Battaglione Bersaglieri. Fece la campagna
contro i Borboni nel Regno delle due Sicilie dimostrandosi forte, valoroso e
coraggioso.
Il 2 Gennaio 1861 finita la campagna di Messina, Zanotti avrebbe potuto
congedarsi, ma egli giurò, coi suoi compagni, di non posare le armi finchè
l’Italia fosse una dall’Alpi al mare. Così fu. Al ritorno al paese natio,
vollero tributargli onori trionfali, ben conoscendo le sofferenze i sacrifici e
l’abnegazione con la quale Giuseppe Zanotti combattè per un’Italia libera e
unita.
Vignola, in segno di alto riconoscimento per il suo valoroso cittadino, gli
offrì una medaglia quale attestato di gratitudine. La Provincia di Modena
riconoscendo le sue gesta e il suo patriottismo volle rendere eterno il nome del
vignolese Zanotti Dr. Giuseppe annoverandolo fra gli Eroi nella sala del
Risorgimento in Modena.”
Si sposò con la frassinorese Chiara Fontana, umile ragazza montanara, che volle
al suo fianco nella gestione della farmacia di Montefiorino dopo averla
opportunamente indirizzata agli studi di assistente farmacista.
A Montefiorino condivise certamente gli ideali politici con un altro vecchio
farmacista attivo nel periodo risorgimentale, il dott. Magnoni, tanto che nella
famiglia Zanotti si trasmise oralmente un interessante aneddoto, di sapore
antiducale, che la sig.ra Clara mi ha gentilmente testimoniato in forma scritta:
“In occasione di una sua visita a Montefiorino, il Duca Francesco IV fu ospite
(non del tutto gradito) presso il titolare della farmacia locale, Dott. Magnoni.
Per tale circostanza, la famiglia Magnoni servì il pranzo in bellissimi piatti
che furono molto apprezzati dal Duca, il quale si complimentò con Magnoni.
Magnoni ringraziò, poi aggiunse 'Eccellenza, ho un altro servizio più prezioso
di questo, ma lo conservo per un occasione migliore!'. Il Duca capì il messaggio
e per niente offeso, si rivolse al farmacista dicendogli 'Bene, bravo Magnoni!'.
(Per oltre mezzo secolo questa risposta del Duca venne sempre usata nella val
Dragone allorquando si fossero fatte cose di particolare risonanza). Questo
gustoso aneddoto mi è stato più volte raccontato da mio nonno, Dott. Pacifico
Zanotti, titolare della farmacia di Montefiorino dal 1900 al 1930. (Spilamberto
20 marzo 2003, Giannasi Clara)".
"Chimico Farmacista, vecchio Garibaldino e Giudice
Conciliatore"
La stima che Giuseppe Zanotti seppe conquistare tra i nostri montanari fu tale che gli permise di occupare la carica di Regio Giudice Conciliatore ininterrottamente dal 1880 ad almeno tutto il 1895.
Discorso tenuto dal Regio Giudice Conciliatore Giuseppe Zanotti in Frassinoro nell’ 8 Maggio 1895
innaugurandosi l’anno giuridico di conciliazioni
"Egregi Cittadini formanti il Comune di Frassinoro, è consuetudine antica,
costante e commendevolissima che al principio d’ogni anno, il saggio,
integerrimo, attivo e solerte Magistrato faccia udire l’autorevole, paterna,
energica e veridica sua voce al popolo, del quale con rettitudine e serenità di
giudizio deve limpidamente e francamente amministrare l’impavida, imperturbabile
ed intangibile giustizia, base e fondamento d’ogni istituzione umana e divina
dell’odierna società, nelle ibride e spinose controversie che sovente
s’incontrano fra gli uomini, vuoi per una mal’intesa, vuoi per malizia non solo
fra la plebe, ma quel che peggio è nelle classi nobili, colte e facoltose, e nel
consorzio delle famiglie stesse mediante stupide querimonie, inutili garriti, il
cui sacrario dovrebbe essere la prudenza, il silenzio, l’obbedienza ai maggiori,
la buona armonia, la pace, la tranquillità, lo sviscerato amore, la stima
benefica, il sereno sorriso, il reciproco rispetto e la vicendevole carità.
Scopo adunque mio, o egregi Cittadini, nel far questo discorso, mettendo in un
cale, le inimicizie ed amicizie, le simpatie ed antipatie, la parentele, le
aderenze, le maldicenze degli aruffa popoli, i sogghigni dei traviati, le
insinuazioni dei maligni, le animosità dei codardi, sarà, mercè la mia poca
autorità, ma buon volere, di spegnere gli odii feroci, i tristi rancori, le vane
gelosie, e le crudeli perversità e così ottenere in fine quelle meravigliosa
amistà, quella buona armonia, quel solenne rispetto che tanto convengonsi alle
persone bennate, oneste e laboriose, e quantunque volta qualunque contrasto sarà
portato dinanzi a questo Tribunale, ognuno può contare sicuramente sulla mia
imparzialità, energia, franchezza e lealtà per l’esecuzione la più perfetta
della più schietta giurisprudenza, giacchè da ultimo a fronte scoperta, senza
tema d’essere smentito, posso giustamente esclamare:
Dio ti ringrazio, fulgido
il tempo mio passò,
né il vol d’azioni luride
i sonni miei turbò.
Fa che sereni e limpidi
trascorrono così
i giorni che mi restano
pel mio futuro dì.
Finchè i popoli non saranno convinti che questa morale, da cui soltanto i buoni
costumi scaturiscono, e non si saranno svegliati dal lungo letargo e dalla
deplorata apatia verso il giusto e verso l’onesto, e dall’ignoranza, nella quale
li ha immersi l’orgoglio della miscredenza dei moderni vampiri, la società
continuerà ad essere travolta nel turbine vorticoso d’un oceano agitato, e
trascinata ad immergersi suo malgrado, negli orribili sconvolgimenti sociali,
precipua cagione delle miserie, dei mali e dei flagelli che da secoli affliggono
l’umanità.
Questo costume inveterato nelle nazioni di illuminare le genti sui doveri che a
queste spettano per attenersi al savio giudizio di chi deve presiedere e
distribuire la giustizia, ebbe origine nelle età le più remote. Difatti la
storia maestra di civiltà, di progresso e verità, annovera fra i primi i Caldei,
gli Assiri, i Babilonesi, indi gli Israeliti, i Chinesi, i Cartaginesi, i Greci,
i Romani, gli Etruschi, i Franchi, i Germani, gli Ungheri, i Belgici, gli
Anglo-Sassoni, gl’Ispani, i Celtici, i Goti, i Longobardi, gli Unni, gli
Ostrogoti per finire cogli attuali e moderni nostri giurisperiti e grandi
legislatori.
Popoli del Comune di Frassinoro, teminando il mio dire molte cose vi raccomando,
ma specialmente l’affetto e la perseveranza alle istituzioni che ci regolano, la
fedeltà alla Patria, ed al Re, la costanza, la pazienza, la rassegnazione
nell’esatto adempimento de’ vostri doveri verso le vostre famiglie, verso le
autorità costituite siane esse civili che ecclesiastiche; non vi lasciate
abbindolare dai sovversivi partiti che scaltri agitandosi dietro le quinte ed
approfittandosi dell’ignoranza altrui e dell’inesperienza dei più, cercano
furibondi sconvolgere, a totale solo loro vantaggio, l’ordine attuale e naturale
con tanti sacrificii, esilii, abnegazione, martirii, sangue, tormenti, stragi e
morti, formandosi sotto la sorprendente limpida e maestosa volta dell’azzurro
italico cielo.
E se mai per avventura, che Dio nol voglia, la patria fosse minacciata da
straniere invasioni e l’indipendenza ed unità d’Italia in pericolo, voi, come un
sol uomo, son certo a me vi unirete ed imbandendo tosto l’arma formidabile dei
valorosi, rinnovando le gloriose gesta dei nostri antenati uniti e compatti:
Combatteremo intrepidi
e imiterem gli eroi,
che sui cruenti campi
aredenti come noi
ed agili quai lampi
col ferro in pugno spensero
l’orgoglio dei tiranni,
che lunghi e atroci affanni
gli fecero soffrir.
Se cruda sia la sorte
nessun di noi vivrà
disprezzerem la morte
gridando libertà
che dolce sia il morir
per questa prima madre
con ansia che ravviva
ogni speranza e fè,
gridando sempre evviva
Cristo l’Italia e il Re.
Le sentenze proferite nell’anno trascorso 1894, sono state 39. Le conciliazioni
d’Ufficio 261, quelle fuori d’Ufficio 310, e nei quindici anni da che sono
Giudice Conciliatore la media annua è sempre stata da 200 d’ufficio, 200 fuori
d’ufficio, e 20 sentenze.
Se io abbia meritata la fiducia del popolo a questo il giudicare, a me
continuare nell’ardua impresa con perseveranza ed abnegazione, senza pretese di
sorta né senza ambiti onori, ciò formando il più valido argomento della più
bella edificante pagina della mia vita, ma in compenso ho avuto sempre il
piacere di vedere germogliare, rifiorire e sempre più crescere rigoglioso
l’albero mio prediletto dell’unità e libertà del mio paese col quale:
Avanti Savoia a cui solo m’affido
con gioia sincera ripeto il mio grido
ripieno di speme ardente di fè,
evviva pur Cristo l’Italia ed il Re".
Frassinoro, 30 Luglio 1895.
Giuseppe Zanotti
Chimico Farmacista, Vecchio Garibaldino
e Giudice Conciliatore
A 62 anni la salute cominciò a ribellarsi a Zanotti,
che sappiamo essere stato in cura alle Terme della Salvarola nel 1896.
È Lui stesso che attraverso un ringraziamento pubblico a stampa ce ne da
notizia:
Alle ottime popolazioni
componenti i Comuni di Montefiorino e Frassinoro
"Le dimostrazioni di vivo interessamento, di puro affetto, di vera simpatia
dimostratemi durante la penosa e lunga mia malattia, sopportata con cristiana
rassegnazione e coraggio garibaldinesco, mi hanno così profondamente commosso
che ora ritornando dalla Salvarola, dopo completata la mia convalescenza con
quei proficui, salutari e prodigiosi bagni in quel rinomato stabilimento, un
dovere di piena gratitudine, un ispirato impulso di indimenticabile riconoscenza
hannomi indotto a scrivere queste poche ma sincere parole per esprimere a voi
gente distinta, onesta e laboriosa, e specialmente al benemerito segretario
Masini Pasquino, nonché a molti consiglieri ed assessori di Frassinoro, alla
gentil signora Rasponi Filomena di Casola ed alla famiglia Pezzi, la mia perenne
ed indimenticabile ricordanza che nell’anima e nel cuore indelebilmente scolpita
porterò mai sempre dovunque io volga i miei passi, dovunque riponga i miei
pensieri.
Siccome per il passato la vostra fiducia giammai vennemi meno, e nella pochezza
della mia capacità mi affidaste onorifiche cariche, e vi serviste con sincero
trasporto dell’opera mia siccome farmacista, per l’avvenire, se la vostra
benevolenza non mi mancherà, continuerò di nuovo a prestarmi con quel medesimo
ardore, colla stessa premura, sincerità, disinteresse, perseveranza ed amore che
furonmi sicura guida per innalzar sempre la pura e splendida bandiera dell’unità
e libertà della patria che suona imparzialità, del benessere sociale della
giustizia, dalla quale solo può derivarne bene, decoro, gloria e salute alla
nostra cara Italia, all’augusto nostro Re ed alle nostre istituzioni".
All’alba del ventesimo secolo la storia risorgimentale, con i suoi sempre più
rari reduci, fu assorbita anche in questa valle dai noti problemi legati
all’emigrazione ed al primo grande conflitto mondiale, e con essa pure la storia
di Giuseppe Zanotti cadde in un ingiusto dimenticatoio.
Potrebbe essere questa una occasione per le nostre Amministrazioni di rendere a
questo ed altri suoi figli illustri un tardivo ma dovuto omaggio.
Alcune poesie di Giuseppe Zanotti
La Guerra in Africa nel 1896
INNO I
Italiani non tutti siam vinti
Che il nemico rimpiange gli estinti (1)
fu per esso di Pirro vittoria (2)
senza vanto di nome e di gloria.
Fur tremendi e ammirati gli effetti
del valor degli italici petti,
e agli occulti nemici il rimorso
d’aver dato ai crudeli soccorso.
Tutto il mondo fa plauso al valore
del soldato italiano che muore,
che incoraggia de’ prodi la schiera
di difender la sacra bandiera.
Non è vile, codardo, ma forte
chi disprezza ed affronta la morte
per il Re, per la Patria, per Dio,
è il più nobil più santo desio.
Ed il sangue d’Italia versato
verrà giorno che fia vendicato,
cielo e terra saranle d’aita
per risorger più forte ed unita.
Rinnoviamo o fratelli il gran patto,
siam gelosi del nostro riscatto,
in noi solo una speme una fè
star con Cristo l’Italia ed il Re.
Giuseppe Zanotti
Chimico Farmacista
e vecchio Garibaldino
(1) Diecimila morti italiani e trentaseimila abissinesi.
(2) Un soldato italiano contro dieci abissinesi
INNO II
Siam figli d’Italia
per noi la battaglia
cagiona l’onore
rinnova il valore.
Nemici tremate
per quanto vegliate
la pugna s’affretta,
la morte v’aspetta.
È questo il desio
del mondo di Dio,
d’Italia la sorte
rinasce più forte,
l’antico valore
rivive e non muore.
Avanti Savoia,
che è l’unica gioia
vantar la vittoria
congiunta alla gloria
d’aver vendicato
il sangue versato.
Giuseppe Zanotti
Chimico Farmacista
e vecchio Garibaldino
EPIGRAMMA
Se uopo sarà con vanto,
affronterem la morte,
ma grideremo intanto,
qualunque sia la sorte,
con voce alta giuliva,
pieni di speme e fè
oggi e per sempre evviva
Cristo, l’Italia e il Re.
Giuseppe Zanotti
Chimico Farmacista
e vecchio Garibaldino