Le miniere della Val Dragone

Ubicate in due siti principali, si trovano nell’ofiolite di Boccassuolo, comune di Palagano. Si tratta dell’affioramento ofiolitico più imponente dell’Appennino modenese, principalmente sviluppato sul versante destro del torrente con affioramenti più ridotti sul versante opposto, al poggio di Medola e al monte Calvario.

Queste rocce sono di tipo basaltico ed hanno avuto origine in antiche eruzioni sottomarine; il successivo metamorfismo che le ha interessate ha poi portato alla formazione di diversi minerali. L’area maggiormente interessata dall'attività estrattiva è all’interno del triangolo delimitato dalla vetta del Poggio Bianco Dragone, dall’alveo del torrente e dal fosso delle Carpinete. Qui si trovano otto delle dodici miniere totali della valle; le altre quattro, di dimensioni più ridotte si trovano più a monte sul versante nord del cinghio del Corvo. La lunghezza di queste miniere è estremamente variabile, si passa da pochi metri di alcuni saggi di scavo, agli oltre settecento della più estesa. I rilievi, le misurazioni e le minuziose esplorazioni delle gallerie sono state effettuate, a partire dal 1994 dagli speleologi dell’OSM Sottosopra di Modena. La maggiore parte delle gallerie si trova in luoghi difficilmente raggiungibili, parte dei cunicoli sono allagati ed in alcuni punti la roccia è franata.

Si tratta di giacimenti sfruttati fin dai tempi remoti. Il termine Palagano si fa derivare dalla voce prelatina palàga significante pepita d’oro.

Presso l’Archivio di Stato di Modena giace una documentazione riguardante le miniere dalla val Dragone composta da concessioni di scavo fatte dagli Estensi a privati cittadini, notizie di giacimenti e relazioni di scavi redatte per lo più da sovraintendenti ducali, descrizioni particolareggiate delle zone, dettagli sulla consistenza e la qualità dei minerali scavati, note di pagamenti di minatori, tecnici.

L’11 giugno 1343 Guglielmo del fu Matteo da Montecuccolo stipulò un contratto con alcuni operai in cui si legge: "In venis inventis et que inveniri vel reperiri in terris Medole et Bochaxoli, ex quibus aurum, argentum, ramun, stagnum, plumbum, ferrum vel aliquod metallorum de predictis haberi, percipi et extrahi poterit..." (Dalle vene metallifere che potranno essere trovate o reperite nelle terre di Medola e Boccassuolo potrà essere estratto e posseduto oro, argento, rame, stagno, piombo, ferro o qualsiasi composto dei predetti metalli...).

Nel 1458 viene data notizia dal Duca Ercole I di ritrovamenti di rame fatti da Francesco da Ravenna a M. Modino.

Il 10 luglio 1631 il Conte Jacopo Bertocchi, sovraintendente ducale, scrive al Duca Francesco I di una miniera di rame a M. Modino. Vennero chiamati dei ‘metallieri’ tedeschi o ‘mineristi’ la cui opera non approdò a notevoli risultati. Il 16 febbraio 1698 il Consiglio delle Miniere di Hannover, chiamato a giudicare i metalli delle miniere di Frassinoro e Medola, si pronuncia in modo favorevole sui risultati degli scavi. Dichiara anche la propria incompetenza a giudicare se "quel foco che brucia da per sè" (i fuochi di Sassatella provocati da fuoriuscita di gas metano) "possa servire ad arrostire le miniere di rame, perchè sconosciuto".

Da Medola Matteo Nardi il 12 settembre 1699 inviava al Duca Rinaldo I uno schizzo della zona delle miniere segnando sul versante di Boccassuolo e Toggiano numerose cave. E’ un disegno in cui è indicata anche la zona che venne saggiata tra 1940 e il 1942.

Nel 1740 venne fondata la Società delle Miniere con numerose sottoscrizioni (azioni da lire modenesi 600 ciascuna). Bisogna dire che le miniere del Val Dragone erano le più modeste di contro a quelle della Garfagnana che comprendevano anche marmi. La Società però non ebbe lunga vita e fu sciolta nel 1742.

Nel 1752 il Governatore di Sestola cita le miniere di Vestole (Sassatella), di Lago e della Pieve di Renno.

In data 30 novembre 1758 in una relazione del tribunale camerale al Duca Francesco III circa la domanda del Marchese di Montecuccolo del 1756 di scavar miniere nella Provincia del Frignano si scrive che "tre sono le miniere di rame finora trovatesi: la prima in luogo detto Vesale, la seconda in luogo denominato Renno, la terza in sito denominato Lago o di Toggiano".

A qualcuno non è mancato neanche di recente il convincimento che qualche utile potesse trarsi dalle ofioliti dei Cinghi, dove si lavorò anche negli anni ’40.


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