Boccassuolo, scheda informativa   Boccassuolo

 

 

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"Eran mille fra tutti. E dopo loro venia una gente indomita e silvestra: San Pellegrino, e giù fino a Pianoro tutto il girar di quella parte alpestra, dove sparge il Dragone arena d'oro a sinistra, e 'l Panaro ha il fonte a destra, Redonelato e Pelago e la Pieve e Sant'Andrea che padre è della neve; Fiumalbo e Bocasol terre del vento, Madrignan, Montecreto e Castellino; esser potean da mille a quattrocento gl'inculti abitator de l'Appennino: Appennin ch'alzasì la fronte e 'l mento a vagheggiare il ciel quindi vicino, che le selve del crin nevose e folte servon di scopa a le stellate volte."

(A. Tassoni (1565-1635) - La Secchia Rapita - Canto Terzo)


Storia | Chiesa parrocchiale | Campanile | Oratorio di S. Rocco | Oratorio di Casa Guiglia | Le miniere di Val Dragone  

I mestieri di una volta | Il matrimonio di una volta


 

Storia

Il nome Boccassuolo si fa derivare, tradizionalmente, da emanazioni di gas metano sprigionate dal sottosuolo ("bocche nel suolo").

La comunità viene citata, per la prima volta, in una carta del 1029 come dipendente della Pieve di Rubbiano ("Bocasiolo").

Appartenendo alla Corte di Medola nel 1071 fu donato, da Beatrice di Lorena, al Monastero di Frassinoro entrando così a far parte dell’Abbadìa, o Terre della Badìa, quel territorio su cui l'Abate di Frassinoro aveva pieno potere temporale.

E’ nominato nei giuramenti al comune di Modena negli anni 1173, 1197, 1205 e 1261. 

Nel 1197 era comune autonomo con 3 consoli e 20 capifamiglia.

Nel XIII secolo venne eretta una torre, parte di un sistema difensivo più ampio, a tutela delle terre dalla Badìa. Sulla roccia dove ora sorge il campanile permane parte della base circolare.

Nel XII-XIII secolo, fu aggregato alla nuova Pieve dei Monti.

Occupato nel 1321 da Guidinello da Montecuccolo restò,  con le Terre della Badìa, sotto il dominio dei Montecuccoli fino al 1522 poi, come parte della Contea di Medola prima e di Rancidoro dopo venne dato, dagli Estensi, in feudo ai Mosti e successivamente ai Sabbatini.

Caratteristica del paese, che in parte ha conservato la struttura del "borgo antico", sono, ma soprattutto erano in quanto attualmente ricoperti in parte di asfalto, i percorsi selciati.

 

Chiesa parrochiale

Già nel secolo XIII, dipendente dalla Pieve dei Monti, è citata la chiesa di "S. Apollinaris de Bocaxolo"

La chiesa attuale fu costruita tra il 1857 (o 1858) e il 1865. Presenta forme neoclassiche, recentemente ridecorata, all’interno mostra due capitelli del XII secolo, provenienti dalla abbazia di Frassinoro, utilizzati come acquasantiere ed una tela del ‘700.

Boccassuolo ebbe almeno altre 2 chiese parrocchiali, costruite in altrettanti luoghi diversi, delle quali attualmente nulla resta.

Nel 1316 Il chericato di S. Apollinare di Boccassuolo viene dato in possesso dal prete di Susano, su ordine del vescovo di Modena Buonincontro da Fiorano, a Ugolino di Talbignano.

In seguito alla lavina del 1619, che portò alla distruzione pressochè completa di Medola, Vetta e le borgate circostanti, che fino ad allora avevano fatto parte della Parrocchia di S. Michele in Medola, vennero aggregate "in perpetuo" alla Parrocchia di S. Apollinare di Boccassuolo.

L’organo a canne, in buono stato di conservazione, fu costruito dalla ditta Battani di Frassinoro nel 1887.

 

Campanile

Caratteristico, sorge su uno sperone roccioso probabilmente sulle fondamenta dell’antica torre feudale costruita dall’Abate di Frassinoro nel XIII sec.

La costruzione venne iniziata verso il 1880 e le campane furono collocate nella cella campanaria nel 1897.

 

Oratorio di S. Rocco

Sorge al entro del paese.

"Il 2 settembre 1853 i Boccassuolesi ed il Parroco don A. Guigli decretarono di abbattere l’antico oratorio di S. Rocco ed ampliarlo apportandogli maggior decoro e splendore." (Da uno scritto di don G. Sola).

Recentemente restaurato e ridecorato; l’altare mostra un dipinto del ‘700 raffigurante "La Madonna del Carmine e i Santi".

 

Oratorio di Casa Guiglia

Dedicato alla Beata vergine Immacolata, risale al XVIII. secolo.

Ha abside semicircolare. Il portale e il campanile a vela sono stati ricostruiti recentemente. Sulla facciata si conserva una finestrella monolitica circolare.

 

Le miniere della Val Dragone

Ubicate in due siti principali, si trovano nell’ofiolite di Boccassuolo, comune di Palagano. Si tratta dell’affioramento ofiolitico più imponente dell’Appennino modenese, principalmente sviluppato sul versante destro del torrente con affioramenti più ridotti sul versante opposto, al poggio di Medola e al monte Calvario.

Queste rocce sono di tipo basaltico ed hanno avuto origine in antiche eruzioni sottomarine; il successivo metamorfismo che le ha interessate ha poi portato alla formazione di diversi minerali. L’area maggiormente interessata dall'attività estrattiva è all’interno del triangolo delimitato dalla vetta del Poggio Bianco Dragone, dall’alveo del torrente e dal fosso delle Carpinete. Qui si trovano otto delle dodici miniere totali della valle; le altre quattro, di dimensioni più ridotte si trovano più a monte sul versante nord del cinghio del Corvo. La lunghezza di queste miniere è estremamente variabile, si passa da pochi metri di alcuni saggi di scavo, agli oltre settecento della più estesa. I rilievi, le misurazioni e le minuziose esplorazioni delle gallerie sono state effettuate, a partire dal 1994 dagli speleologi dell’OSM Sottosopra di Modena. La maggiore parte delle gallerie si trova in luoghi difficilmente raggiungibili, parte dei cunicoli sono allagati ed in alcuni punti la roccia è franata.

Si tratta di giacimenti sfruttati fin dai tempi remoti. Il termine Palagano si fa derivare dalla voce prelatina palàga significante pepita d’oro.

Presso l’Archivio di Stato di Modena giace una documentazione riguardante le miniere dalla val Dragone composta da concessioni di scavo fatte dagli Estensi a privati cittadini, notizie di giacimenti e relazioni di scavi redatte per lo più da sovraintendenti ducali, descrizioni particolareggiate delle zone, dettagli sulla consistenza e la qualità dei minerali scavati, note di pagamenti di minatori, tecnici.

L’11 giugno 1343 Guglielmo del fu Matteo da Montecuccolo stipulò un contratto con alcuni operai in cui si legge: "In venis inventis et que inveniri vel reperiri in terris Medole et Bochaxoli, ex quibus aurum, argentum, ramun, stagnum, plumbum, ferrum vel aliquod metallorum de predictis haberi, percipi et extrahi poterit..." (Dalle vene metallifere che potranno essere trovate o reperite nelle terre di Medola e Boccassuolo potrà essere estratto e posseduto oro, argento, rame, stagno, piombo, ferro o qualsiasi composto dei predetti metalli...).

Nel 1458 viene data notizia dal Duca Ercole I di ritrovamenti di rame fatti da Francesco da Ravenna a M. Modino.

Il 10 luglio 1631 il Conte Jacopo Bertocchi, sovraintendente ducale, scrive al Duca Francesco I di una miniera di rame a M. Modino. Vennero chiamati dei ‘metallieri’ tedeschi o ‘mineristi’ la cui opera non approdò a notevoli risultati. Il 16 febbraio 1698 il Consiglio delle Miniere di Hannover, chiamato a giudicare i metalli delle miniere di Frassinoro e Medola, si pronuncia in modo favorevole sui risultati degli scavi. Dichiara anche la propria incompetenza a giudicare se "quel foco che brucia da per sè" (i fuochi di Sassatella provocati da fuoriuscita di gas metano) "possa servire ad arrostire le miniere di rame, perchè sconosciuto".

Da Medola Matteo Nardi il 12 settembre 1699 inviava al Duca Rinaldo I uno schizzo della zona delle miniere segnando sul versante di Boccassuolo e Toggiano numerose cave. E’ un disegno in cui è indicata anche la zona che venne saggiata tra 1940 e il 1942.

Nel 1740 venne fondata la Società delle Miniere con numerose sottoscrizioni (azioni da lire modenesi 600 ciascuna). Bisogna dire che le miniere del Val Dragone erano le più modeste di contro a quelle della Garfagnana che comprendevano anche marmi. La Società però non ebbe lunga vita e fu sciolta nel 1742.

Nel 1752 il Governatore di Sestola cita le miniere di Vestole (Sassatella), di Lago e della Pieve di Renno.

In data 30 novembre 1758 in una relazione del tribunale camerale al Duca Francesco III circa la domanda del Marchese di Montecuccolo del 1756 di scavar miniere nella Provincia del Frignano si scrive che "tre sono le miniere di rame finora trovatesi: la prima in luogo detto Vesale, la seconda in luogo denominato Renno, la terza in sito denominato Lago o di Toggiano".

A qualcuno non è mancato neanche di recente il convincimento che qualche utile potesse trarsi dalle ofioliti dei Cinghi, dove si lavorò anche negli anni ’40.