Federico Piacentini

 

Il nero e il bianco

 

 

Un giorno il nero ed il bianco si misero a discutere, ognuno ritenendosi senza alcun dubbio migliore dell'altro.

"Vedi, - disse il bianco - io sono amato da tutti, tutti i colori confluiscono in me, sono purezza, sacralita'à, solennita'à e pace. Tu sei vuoto, e apatia, e miseria. Io splendo di serenita'à e luminosita'à grande".

"E' facile - rispose il nero - risplendere quando si ha dalla propria parte tutti i colori. Ma senza di loro cosa saresti? Saresti me. E non saresti tanto forte da ricoprire questo ruolo: dove abbondi di luminosita'à pecchi di tinta e carattere. Io sono l'assenza, non ho bisogno di nessuno. E pure nella mia cupa solitudine la mia impressione tanto che tutti mi temono e mi rispettano. Io dono riparo alla sofferenza, e vesto l'eleganza piùu' enigmatica".

Ad un certo punto si misero a guardare il cielo.

Era notte fonda.

"Questa - disse il bianco -è la dimostrazione: osserva la bellezza della luna, e la magnificenza delle stelle, che rendono questa buia e triste notte uno spettacolo unico. E fanno sperare, e sognare, ed innamorare. Sono quelle luci bianche, che, seppur piccole e sparse, danno valore alla notte, e portano vita."

"Dimmi, - rispose il nero - che cosa sarebbero la luna e quelle stelle senza il contorno forte dell'oscurita'à? Solo un accecante pallore, un silenzio assordante, la pazzia dell'oblio. E' il cielo nero della notte che dàa' profonditàa' all'universo, avvolge i sensi e le passioni, dona disillusione e liberta'à di scavare nei piùu' lontani abissi della conoscenza.Io sono il caos, non porto false certezze ma veritàa'."

Poi nessuno disse piùùu' niente.

Riguardarono il cielo e videro che era semplicemente sia bianco e sia nero e, voltandosi le spalle, se ne andarono, entrambi consapevoli.