Enes Ljesnjanin

 

Dico: "Non mentirti, sei alla ricerca di risposte"

 

 

E adesso, ti ritrovi su quella panchina. Seduto. Con mille pensieri che ti scorrono per la testa, che imperturbabili non rendono agiata la tua espressione.

Vedi il signore anziano passarti di fianco, con una borsa. Corre per non perdere quello che potrebbe essere l’ultimo treno della sua vita.

Vedi il ragazzo e la ragazza, che si danno l’ultimo bacio, probabilmente l’indomani si rivedranno ma l’importante per loro e sentirsi l’uno dell’altra in quel momento.

Vedi la madre, con il marito ed il figlio, si accingono a sedersi di fianco a te.

Ti sposti con moderazione ed educazione.

Ti invitano a non spostarti, ma tu non cedi, ti accorgi dell’eleganza di alcune persone, e non vuoi abusarne.

Sorridi, ammirato, e mostri loro il posto di fianco al tuo.

Con un poco di indecisione fanno spazio al figlioletto, poi il marito invita la moglie a sedersi, e lui compiaciuto e felice guarda l’amore della sua vita sorridere alla creatura che insieme hanno dato alla luce.

Tutti aspettano lo stesso treno, ma alcune di queste persone cercano qualcosa di ben piùu' profondo di un semplice viaggio.

Tu, per esempio, stai cercando tutt’altro.

La fermata per te èla piu'ù lontana. Stai cercando te stesso.

Stai cercando dove finisce la tua inadeguatezza, e dove inizia quella degli altri.

Ti guardi intorno, beffardo sorridi. Ti rendi conto che tutti quelli che ti circondano non sanno nulla di te, della tua pseudo-identita'à, e della tua esistenza.

E tu, ne sai qualcosa?

Non mentirti, sei alla ricerca di un senso, sei alla ricerca di risposte a domande che nemmeno hai chiare. Domande spesso inutili, la cui risposta non ti interessa davvero, ma ciòo'ò che ti interessa e'è proprio il percorso che ti portera'à ad una risposta.

Sei fatto cosi'ì. Per trovarti, devi andartene.

Devi sentirti differente dagli altri. E lo sei, per certo.

Lo speaker annuncia l’arrivo del treno.

Rimani li'ì, seduto, ancora una volta ti poni domande su domande. Ti attraversano la mente immagini della tua vita. Ti chiedi se e'è il treno giusto da prendere. Se èe' quell’orario corrispondente a quello scritto sul tuo biglietto, senza riflettere un attimo a mente lucida che l’orario lo decidi tu in realtàa'.

Significa che ancora non sei pronto.

Il treno si ferma.

Attende che tutti salgano.

Tu, ancora fermo, non esiti nel tentar di convincere te stesso che il tuo treno e'è quello successivo.

Il treno riparte.

Ne guardi la coda, e ti chiedi, fragile, se hai commesso un errore nel non salirci a bordo.

Non trovi risposta. Perchée' non c’e'è risposta.

E oramai il treno èe' gia'à lontano, e tu l’hai perso. Non ritornera'à. Potrai prenderne un altro, ma quello, puoi starne certo, non tornera'à piu'ù cosi'ì com’era in quell’istante.

Non ci saràa' nessuno a dirti quale sarebbe stato meglio prendere o quale sarebbe stato meglio evitare.

Prendi una decisione, che sia tua, prendi una decisione che sia ferma, e che non cambi, qualsiasi cosa accada. Venga stravolto il mondo, non mollare per nessuna ragione l’unica cosa che ti e'è davvero concessa liberamente, la liberta'à di pensare, di porti dubbi e di cercarne risposta.

Nessuno sara'à mai li'ì per giudicare un tuo pensiero. Sentiti libero.

Lo speaker annuncia l’arrivo di un secondo treno.

Mi alzo, il vecchierello seduto di fianco a me, con il berretto in testa, si alza insieme a me. Mi chiede informazioni riguardo alle fermate del treno stesso.

Non sono in grado di rispondergli.

Sono solo a conoscenza, finalmente, della mia meta.

Non e'è detto che questa sia definitiva. C’èe' la possibilitàa' che pur arrivando a destinazione, mi senta smarrito e perso.

Nessun pericolo, non mi resta che risedermi e attendere il treno successivo.

Ma perche'é ci pensi ancora?

Avvicinati alla porta, sali i gradini con passo insicuro.

Hai timore della tua scelta, ma non devi. E’ tua.

Accelero il passo, non do l’idea di essere dubbioso e tanto meno dai l’idea di vivere un conflitto tutto mio. Non interessartene, vai dritto per la tua strada, confuso o meno, cio'ò che conta èe' che tu non stia attento a sentire il rumore del tuo tallone toccare per terra.

Non considerarlo, potrebbe oramai essere solo quello a farti tornare indietro, la consapevolezza di stare camminando, e di farlo verso una direzione che non sia il luogo di partenza.

Piuttosto, attento al rumore del tuo sorriso, potrebbe diventare cosìi' assillante con il passare del tempo in quel vagone, che chi sta intorno potrebbe pensare che nella tua mente c’e'è una lite in atto.

E’ quello che sta accadendo, ma perche'é dar loro la soddisfazione di saperlo?

Cio'ò che e'è tuo, e'è tuo, anche l’indecisione.

Mi pare, o sul cartello della fermata c’èe' l’insegna "Capolinea?"

Mi affretto.

Appoggio il polso al manico della poltrona sulla quale stavo seduto. Faccio leva. Sono in piedi.

Mi guardo intorno. E’ buio. Le uniche luci che vedo son le mie certezze. Saranno poche ma ce ne sono abbastanza da farmi vedere le sembianze della stazione.

Non ti guardi indietro. Senza rendertene conto, con passo sicuro, ti muovi verso l’uscita.

Il treno frena.

E’ oramai fermo.

Sono vicino alla porta. Dietro di me sento la presenza di altre persone.

Ma non ti interessa.

Scendo gli scalini, con le spalle larghe. Sai bene della tua indecisione, ma per una volta almeno, vuoi re-iniziare da capo.

Cerco le indicazioni per l’uscita, ma in questa fermata del treno non ci sono. Ognuno la trova per conto suo.

Non segui nessuno. Scegli quella che ti consentira'à di stare piu'ù tempo possibile con te stesso.

La tua sagoma viene abbandonata dall’ombra pesante del farneticare del mondo esterno.

Te ne stai andando.

Non ti chiederai se fosse stato davvero il capolinea, o hai sbagliato fermata. No, non lo farai.

Oramai sei andato, hai preso una strada, hai fatto una scelta, e non la cambierai, per nulla al mondo.