la Luna nuova

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Editoriali&Terza pagina

 

Raccolta degli editoriali  e della rubrica "Senz'offesa" pubblicati sul periodico

 

 

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la Luna nuova  - Aprile 2011


 

 

 


Terza pagina


 

 

Privatizzazione dei servizi

 

 

di

Paolo Gualandi

 

Queste poche righe non vogliono essere una disquisizione su cosa deve o dovrebbe essere un bene pubblico. Riguardo a questo argomento, invece, vi invito a leggere una vecchia luna del gennaio 2009 che potrete facilmente trovare sul nostro sito. Piuttosto si vuole provare a riflettere su un altro concetto, ovvero quello della privatizzazione dei servizi. Da una ventina di anni a questa parte, infatti, le privatizzazioni di importanti aziende pubbliche hanno segnato una rivoluzione economica nel paese.

Non si ha qui la pretesa di giudicare se la privatizzazione dei servizi quali elettricità, telefonia, energia ed acqua sia un bene o un male. Questa è una questione troppo complessa, alla quale risulterebbe presuntuoso rispondere. Il punto è un altro.

L'idea di privatizzazione si basa sul seguente processo logico: si parte dalla competizione tra concorrenti, che per vendere il loro prodotto (un servizio per esempio) devono offrirlo con la miglior qualità al prezzo più basso. Questo sistema funziona con la telefonia, il gas, l'energia elettrica e molte altre cose. Tralasciando il discorso dei cartelli commerciali, il cardine del sistema è che il privato cittadino, una volta non soddisfatto del servizio, può decidere di passare alla concorrenza. Da questo presupposto non può che generarsi un circolo virtuoso. Ridotto ai minimi termini, se un'azienda non offre qualità e convenienza allo stesso tempo è destinata all'insuccesso.

Da questa logica tuttavia sfuggono alcuni ambiti, in particolare balza immediatamente agli occhi la questione dei rifiuti e quella dell'acqua. Non vi è dubbio che questi siano servizi essenziali, per non dire diritti del cittadino. In questo caso, però, non è più il cittadino che decide o meno da chi acquistare i servizi, bensì la pubblica amministrazione, spesso attraverso contratti dai quali è difficoltoso, se non praticamente impossibile, uscire. E allora viene meno quello che è il cardine del sistema descritto in precedenza. Al cittadino viene infatti tolta l'arma più potente, quella di poter dire "non sono soddisfatto, mi affido ad altri". E dunque viene spontaneo chiedersi: chi controlla? Chi può imporre a queste aziende di fornire un servizio all'avanguardia? Con quali sistemi?

In situazioni in cui di fatto la concorrenza non esiste, non rischiano di instaurarsi i meccanismi viziosi tipici di un monopolio?

La questione non si esaurisce di certo qui. L'unica pretesa di queste poche righe è solo quella di farsi qualche domanda. Ma si sa che le buone risposte seguono a buone domande. Speriamo dunque di esserci posti delle buone domande!

 


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