la Luna nuova |
Notizie, tradizioni, solidarietà da Palagano e dintorni |
Editoriali&Terza pagina
Raccolta degli editoriali e della rubrica "Senz'offesa" pubblicati sul periodico
la Luna nuova - Dicembre 200 7 |
Editoriale |
Il senso di un dono
di Claudio Biondini
Venerdì mi sono svegliato, e aprendo gli occhi al nuovo giorno, la mente è
ritornata a quella mattina di venticinque anni fa, agli attimi della sera
precedente, con il sonno che non voleva arrivare, alla mia ultima dialisi (già
proprio l’ultima volta che condividevo la vicinanza di una macchina che
filtrando il mio sangue supportava, sostituendosi, a quelle operazioni che i
miei reni non potevano più svolgere). A tutti quei pensieri che si accavallavano
nella mia mente, alla speranza di un futuro forse incerto, ma che mi permetteva
di “sognare”… quello che avrei potuto fare, quello che “avrei” voluto fare.
A a quella persona, che mi permetteva con il suo gesto d’amore, verso una
persona totalmente sconosciuta di poter pensare al domani, ai giorni che
sarebbero arrivati, alla mia famiglia che mi aveva aiutato in questi periodi, a
tutte quelle persone (personale medico, infermieristico e di supporto) che avevo
conosciuto e con il quale ho un meraviglioso rapporto di stima e fiducia, che
anche tutt’ora nonostante molti di essi siano in pensione, ho e “sento” di avere
anche ora.
Ricordi fissati in una pagina di giornale “La Gazzetta di Modena” forse agli
inizi della sua attività d’informazione, giornale che da più di un lustro mi
pubblica articoli di sport, cronaca e lettere al direttore di una parte
dell’Appennino modenese; articoli di sport che hanno fatto parte trainante di
questo mio racconto di vita. Infatti lo sport ha fatto parte dei miei istanti
iniziali di nuova vita: proprio sulla "Gazzetta" comparse la notizia poi mai
accertata (il donatore d’organi non viene mai rivelato) che poteva essere stato
il giornalista sportivo televisivo Beppe Viola (iscritto come donatore d’organi,
morto la domenica sera, una quarantina d’ore prima che mi fosse trapiantato il
rene) con il suo gesto a permettere tutto questo. Un'occasione che mi ha
permesso di conoscere in prima persona (verso la fine di novembre) un
grandissimo modenese, noto nel mondo intero per le sue macchine, ma altrettanto
grandissimo sotto il profilo umano (la distrofia muscolare, terribile malattia
che colpì profondamente i suoi affetti più cari) per quella carica di umanità e
sensibilità che in quel colloquio ho potuto apprezzare, un nome che rimarrà nel
mio cuore finché farò parte di questa vita: Enzo Ferrari.
Poi i giorni, i mesi e gli anni sono passati, ed ora sono qui soprattutto a
testimoniare un gesto, il senso di appartenere ad una società che non è poi così
egoista, chiusa in se stessa; tantissime persone impegnate nel volontariato, nel
sociale, tantissime persone che nel proprio intimo hanno fatto la scelta di
rendersi partecipi di un gesto che dà speranza e desiderio di lottare per il
futuro. ”Donare una parte del proprio corpo”, quando non si è più in questo
mondo, permette a tanti altri di “sognare e partecipare” alla vita mettendosi a
disposizione di chi ha bisogno, una scelta che diventa una missione di vita.
Io, dopo attimi dedicati a confrontarmi con la mia situazione, ho imboccato
decisamente la strada dell’impegno legato al volontariato, a divenire testimone
di un gesto che non ha eguali, trasmettendo un messaggio racchiuso in queste
poche ma bellissime parole: ”Un gesto, il senso di un dono che ci permette di
vivere felicità, emozioni, sconfitte ed anche errori; ma che ci dà soprattutto
la voglia di vivere guardando e partecipando al futuro”.
Altro non si può dire se non portare a tutti queste parole di testimonianza con
un grazie immensamente grande.
Terza pagina |
"Così in alto… così in basso" (e viceversa)!
Partiremo proprio da qua, "così in alto… così in basso", una massima filosofica
che esplicita un teorema molto semplice ma, a volte trascurato: un meccanismo è
tale anche se cambiano gli scenari (palcoscenico) e l'importanza delle azioni
messe in atto. Ogni cosa che noi facciamo nel nostro "piccolo" si ripercuote ed
è lo specchio di quello che fanno i "potenti" e viceversa. Qualcuno potrà
obiettare che, forse, siamo partiti dalle considerazioni che di solito si
mettono alla fine di un articolo, ma vista la complessità e l'importanza
dell'argomento sovvertiremo questi ordini prestabiliti. L'argomento è la
pericolosa situazione della società civile italiana, e di conseguenza anche
locale, dove fra "caste", V-day, politici, amministratori incapaci e corrotti,
giornalisti sistema-dipendenti, lobby economiche egemonizzanti, qualunque
semplice e normale "cittadino" fa molta fatica a districarsi ed a capire cosa
accade e da che parte sta il bene e dove il male. Per fare questo chiediamo
aiuto ad un baluardo di libertà di espressione e di democratico confronto: la
rete (internet). Di seguito pubblichiamo un estratto (la versione integrale la
potete leggere su www.disinformazione.it) di una lettera scritta da Paolo
Barnard, giornalista ex inviato di "Report" (la rubrica di approfondimento di
RAI 3) e scrittore ("Perché ci odiano"), dal titolo "Considerazioni sul V-day".
"Queste righe sono un appello molto più che accorato, sono piuttosto un grido
per ostacolare la rovinosa deriva nella quale la Società Civile Organizzata
italiana è franata, e di cui il terribile V-day di Beppe Grillo è solo
l'espressione più visibile. Sta accadendo che noi, la Società Civile Organizzata
di questo Paese, ci stiamo facendo annullare dai metodi e dalle strutture di
rapporto di alcune personalità divenute nostri leader, e dal fumo negli occhi
che costoro sono riusciti a soffiarci. E' accaduto che noi, gli antagonisti,
abbiamo riprodotto al nostro interno le medesime strutture del Sistema che
volevamo contrastare.
L'annullamento verticale. Anche fra noi dilaga oggi la struttura chiamata
Cultura della Visibilità, che è la cultura dei Personaggi, cioè dei Vip, e che
nel nostro caso è rigorosamente alternativa, certo, ma sempre identica
all'equivalente struttura del Sistema massmediatico. E cioè la nefasta
separazione fra pochi onnipresenti famosi, e tanti seguaci. Ne siamo pervasi
totalmente. I nostri personaggi e gli eventi che essi gestiscono (Grillo,
Travaglio, Guzzanti, Strada, Zanotelli, Ciotti, Moretti... con le loro marce,
manifestazioni, spettacoli di piazza, film...) producono singolarmente cose
(talvolta) egregie, ma collettivamente fomentano quella struttura compiendo un
danno devastante, e che pochi ancora comprendono nella sua ampiezza e
implicazioni. Quale danno? Essi di fatto svuotano l'Io dei loro seguaci
impedendogli di divenire singole entità autonome e potenti, rendendoli
(rendendoci) un esercito di anime incapaci, dunque minando la Società Civile
Organizzata e la speranza che essa rappresenta. Ecco come:
- I personaggi, ponendosi come tali, inevitabilmente ci trasmettono la
sensazione di sapere sempre più di noi, di poter fare più di noi, di contare più
di noi, di aver sempre più carisma di noi, più coraggio, più visibilità. E più
sapere, capacità, importanza, carisma, coraggio e visibilità noi gli attribuiamo
meno ne attribuiamo a noi stessi. Il paragone inevitabile fra la nostra
(generalmente fragile) autostima e l'immagine di 'grandezza' dei personaggi, fra
il nostro limitato potere e quello invece di chi è famoso, è ciò che finisce per
annullarci. Tantissimi di noi infatti pensano: "Ma da solo cosa posso mai fare?
cosa conto? chi mi ascolta?", e in sol colpo ci auto-annulliamo. Smettiamo così
di pensare e di agire autonomamente e corriamo ad affidarci ai suddetti
personaggi, che prontamente ci forniscono un pensare e un agire preconfezionati,
che noi fotocopiamo in un'adesione adorante e acritica. E questa è, insieme, una
rovina per noi e la salvezza del Sistema, per le ragioni che esporrò a breve.
Abbiamo così ricreato una verticalità e nuove caste. E' tutto lì, la cosa
peggiore è proprio questa. La loro imponenza, cultura, e visibilità
rimpiccioliscono noi, che deleghiamo a loro praticamente tutto.
E non fatevi ingannare dal fatto che i nostri personaggi denunciano cose spesso
sacrosante, o che alcune loro iniziative sono anche benefiche. Questo vi oscura
una visione più obiettiva, poiché siete assetati di qualcosa che finalmente
spezzi il sistema e vi gettate con entusiasmo sulla prima offerta disponibile
che 'suoni' come giusta. Ma il giusto che costoro invocano e operano è ben poca
cosa di fronte al danno che nell'insieme (e più o meno consapevolmente) essi
causano attraverso l'annullamento di così tanti.
- Tutti i sopraccitati personaggi, dai comici, ai preti, ai giornalisti, hanno
dato l'avvio in Italia a una forsennata industria della denuncia e
dell'indignazione, ovvero la febbre della denuncia dei misfatti politici a mezzo
stampa o editoria, con tanto di pubblici inquisitori che ne sfornano a ritmo
incessante, nella incomprensibile convinzione che, aggiungere la cinquecentesima
denuncia alla quattrocentonovantanove in un martellamento ossessivo, serva a
cambiare l'Italia. Eppure, che la politica italiana fosse laida, ladra e
corrotta, milioni di italiani lo sapevano benissimo già prima che molti di
questi industriali dell'indignazione nascessero, e assai poco è cambiato.
Allora, a che serve procedere compulsivamente ad aggiungere denuncia a denuncia
e indignazione a indignazione? In realtà questo modo di agire serve a
giustificare (oltre agli incassi degli autori) l'auto assoluzione di masse
enormi di italiani, noi italiani come sempre entusiasti di incolpare qualcun
altro, e mai noi stessi e la nostra becera inerzia, per ciò che accade. E badate
bene che è proprio questa auto assoluzione scodellataci dai nostri personaggi
che ci annulla ulteriormente, poiché ci impedisce di imbatterci nell'unica
verità in grado di farci agire, e cioè che alla fine della strada la
responsabilità ultima per tutto quello che accade di sporco e corrotto in questo
Paese è nostra. Direbbe Truman: "The buck stops here" (tocca a me decidere,
n.d.r.).
La vera casta in Italia sono i milioni di bravi cittadini che evadono più di 270
miliardi di euro all'anno, quelli che fanno politica una volta ogni cinque anni,
quelli che ogni cinque anni consegnano masse di potere a pochi rappresentanti e
poi si occupano solo dei fatti propri (come affidare a un bambino le chiavi del
magazzino della Nutella e non controllarlo più, e poi lamentarsi che il bimbo ha
finito col papparsela tutta). Ma anche quelli che, e parlo ora delle adoranti
folle del V-day, si sentono 'belle anime' in lotta per un mondo migliore perché
si riversano nelle piazze ad applaudire l'istrione egomaniacale di turno, ma che
chissà perché non compaiono mai nei luoghi del grigio vivere quotidiano a fare
il lavoro noioso, paziente, un po' opaco dell'impegno civico, del controllo sui
poteri, della partecipazione continua, del reclamo incessante di standard morali
e democratici, e della creazione di consenso fra la vera casta. E invece a
braccetto con l'industria della denuncia e dell'indignazione ci auto assolviamo
e ci ri-annulliamo. Si doveva fare altro.
La struttura orizzontale. Solo fonti, non star.
Dovevamo invece essere aiutati a crescere per divenire ciascuno singolarmente il
personaggio di se stesso, il leader di se stesso, il
Travaglio-Grillo-Ciotti-Zanotelli ecc... di se stesso. Dovevamo imparare a 'scrivere',
ciascuno di noi a suo modo, il 'libro' della propria denuncia dei fatti e della
propria analisi accurata dei fatti, dovevamo imparare a fare ogni giorno il
nostro personale Tg, ad essere i presidenti del consiglio di noi stessi, i
politici di noi stessi, unici e soli referenti di noi stessi, a credere solo
nella propria verità, senza mai, mai e mai aderire acriticamente alla verità di
alcuno, chiunque esso sia, qualunque sia la sua fama, provenienza, carisma o
potere. Ciascuno di noi sul proprio palco, sotto i propri riflettori, in prima
serata, non importa quanto colti, quanto intelligenti, quanto connessi, poiché
l'unico motore del nostro agire doveva essere la fede nell'insostituibile
importanza di ciascuno di noi.
Non dovevamo permettere la nascita di star alternative perennemente citate,
adorate, ospitate in tv, inseguite nelle piazze fino al delirio da stadio, e
detentori del 'cosa si deve fare', se non addirittura dell'organizzazione del
nostro futuro. Semmai esse dovevano invece fungere da semplici individui che si
mettevano a nostra disposizione unicamente come fonti. Semplici fonti, da
consultare con sana distanza, da usare come si usa Google, ovvero pagine fra le
tante di una enciclopedia che può esserci utile ma il cui ruolo doveva rimanere
più modesto. A scintillare non dovevano essere i Grillo e i Travaglio, doveva
essere ogni singola persona comune, per sé, in sé. Tutto ciò, in un rapporto
sempre e solo orizzontale.
Solo il percorso sopraccitato avrebbe garantito la nascita di un insieme di
cittadini capaci di agire sempre, indipendentemente da qualsiasi cosa, capaci di
combattere anche da soli, anche in assenza dei trascinatori, per sé e con sé,
dunque potenti, affidabili e durevoli, sani in una dialettica sociale sana.
Gente in grado di analisi attente e indipendenti da ogni evento, alla ricerca
della giusta soluzione, e che mai si farebbe trascinare dall'errore fatale
dell'adesione acritica all'analisi di qualcun altro.
Questo avrebbe fatto tremare i palazzi, questo li avrebbe spazzati via, questo e
solo questo avrebbe cambiato la nostra Italia.
L'unica speranza. Dobbiamo fermarci, fermare tutta la nostra macchina di
oppositori civici, movimenti inclusi, e guardarci dentro. Forse non siamo tanto
migliori o differenti dal sistema che vorremmo contrastare, dalle persone che
tanto detestiamo. Forse abbiamo replicato il loro sciagurato modello di
rapporti, e per alcuni dei nostri leader alternativi vale la considerazione di
Brecht che "Il nemico talvolta marcia alla vostra testa".
Io ho suggerito una strada, che è quella descritta precedentemente, e cioè il
percorso di crescita individuale in consapevolezza e in autostima di ciascuna
persona in assenza di Guru e di Vip, e in assoluta orizzontalità critica…".
Questo è quanto.
Naturalmente si può essere concordi o meno, o in parte, altrimenti anche noi ci
comportiamo come ampiamente descritto da Barnard, ma riteniamo che su un punto
possiamo essere tutti d'accordo: le problematiche sopra esposte riguardano tutti
noi. Non ci illudiamo di essere un'isola felice, o per opposto, "la terra di
mezzo"; siamo, spesso (purtroppo), esattamente lo specchio della nostra
società,dei politici e degli amministratori che ci rappresentano. Dobbiamo
quindi essere tutti noi, ognuno con il proprio ruolo e con i propri compiti a
cambiare noi stessi ed il nostro modo di agire, per potere poi cambiare l'Italia
ed il mondo…
"così in alto… così in basso".