la Luna nuova

Notizie, tradizioni, solidarietà da Palagano e dintorni 

 

 

Editorial&Terza pagina

 

Raccolta degli editoriali  e della rubrica "Senz'offesa" pubblicati sul periodico

 

 

Indice

 


la Luna nuova  -  Luglio 2006


 

 


Editoriale


 

 

 

 

Il mestiere più difficile
 


di
Davide Bettuzzi

 



"Il ramo troppo duro al vento si spezza; quello troppo flessibile non starà mai ritto"
(proverbio giapponese)
 


Una notte, un maresciallo dei carabinieri ha fermato una macchina occupata da tre ragazzi, di cui due minorenni, in possesso di sostanze stupefacenti. Ha avvisato i genitori.
Conclusione: questi, piuttosto prepotentemente, hanno negato l'evidenza: impossibile che i loro figli facciano uso di sostanze...
Due amiche quattordicenni, all'insaputa dei genitori, salgono in macchina con ragazzi più grandi di loro, allontanandosi dal paese per alcune ore. Il padre di una delle due amiche lo viene a sapere e decide di informare il padre dell'altra ragazza. Questi ringrazia ed apprezza, ma quando chiede conto della vicenda alla propria figlia questa nega e lui le crede. Conclusione: l'altro genitore amico si sente dire, piuttosto seccamente, che prima di accusare avrebbe fatto meglio ad esserne sicuro...
Un ragazzo neopatentato percorre ad alta velocità, con altri amici, a tarda ora, una strada di paese e per poco non investe una persona che stava rincasando. L'auto viene riconosciuta e segnalata all'autorità competente che decide di informare del fatto i genitori.
Conclusione: il padre si presenta agli uffici sostenendo, con arroganza, che prima di fare delle accuse bisogna avere le prove...
Poi penso agli insegnanti della scuola (elementare, media ed anche superiore) che parlano di difficoltà che hanno nel richiamare gli studenti. Certi genitori sono sempre pronti a schierarsi incondizionatamente a fianco dei loro figli.
Poi penso al "metodo di educazione" di qualche decennio fa, quando la situazione era del tutto capovolta, fino all'eccesso. Mi ricordo ancora dell'anello della mia maestra di seconda elementare che frequentemente colpiva la testa degli alunni più vivaci, compresa la mia.
Educare i figli penso sia una delle cose più difficili.
Difficile per i figli, difficile per i genitori.
Penso che lo sia più oggi che in passato. Da un certo punto di vista un tempo le cose erano più semplici, più rigide e codificate: o così o così! Oggi regna la confusione, messaggi di tutti i tipi ci sommergono, parole come libertà, etica, morale, rispetto, sembrano avere perso significato. Però contemporaneamente è possibile fare scelte più coraggiose, più mature anche se più difficili e sofferte.
Certo, non è possibile qui, e forse non è proprio possibile, trovare una soluzione ad una questione così vasta ed importante. Sarebbe sufficiente rifletterci, dedicarci un po' di tempo e l'obiettivo di questo scritto sarebbe raggiunto.
Vorrei proporre anche le considerazioni di una professoressa palaganese:
"La presa di coscienza (personale o fatta da altri) che il figlio sbaglia, per i genitori è sempre un grave shock, di fronte al quale si possono assumere due atteggiamenti: 1. negare l'evidenza, così la loro opera educativa non è messa in discussione e lasciare al caso l'evolversi degli eventi, ma con quali conseguenze?
2. procedere ad una seria ed umile autocritica, ammettere che ogni percorso formativo fallisce sempre sotto qualche aspetto, convincersi che proprio l'errore può essere occasione per ripartire (prima che sia troppo tardi) verso una ricostruzione di un rapporto famigliare più solido e costruttivo".
Forse uno degli elementi educativi più forti e validi è l'esempio, il buon esempio. Quello che i ragazzi dovrebbero ricevere dai genitori, dalla scuola, dalla società, dallo sport, dalla comunità in cui vivono.
Forse quello che manca è proprio l'esempio.
Una società che tollera e giustifica tutto o quasi, dove alla fine chi ha successo è il più furbo o chi ha il cellulare migliore, dove le regole sono percepite come una limitazione alla propria libertà, dove le trasmissioni televisive che hanno più successo sono i "reality show", dove vali di più se l'abbronzatura ce l'hai anche d'inverno, dove è meglio apparire piutosto che essere, dove l'etica e la moralità nella migliore delle ipotesi sono solo concetti astratti sebbene interessanti, che esempio dà?
Ma la società, in fin dei conti, non siamo noi?
 

 

 

 

 

 

 


Terza pagina


 

 

di

Gabriele Monti e Davide Bettuzzi

 

 

I recenti attacchi verbali subiti dai sottoscritti, inducono a fare alcune considerazioni sul nostro giornale, la sua funzione e la funzione della stampa in generale.
I fatti: alla vigilia delle elezioni amministrative nel nostro comune, siamo stati attaccati in modo violento da un noto esponente politico locale, il quale ci rimproverava aver pubblicato integralmente, sull'ultimo numero de “la Luna”, la lettera di Graziano Bertugli. “Voi non dovevate pubblicare quella lettera” ha gridato, lasciando intendere che avremmo dovuto sottoporre quello scritto ad una sorta di "censura politica".
La linea del nostro giornale è stata, da sempre, trasparente e corretta, e mai si è fatta condizionare dai potenti di turno. Il nostro intendimento è sempre stato quello di far conoscere i fatti così come sono e non come vorremmo che fossero o far apparire.
Abbiamo sempre pubblicato tutto quello che ci è pervenuto, purché si riferisse alla nostra realtà. Unica condizione: gli scritti dovevano essere firmati e, naturalmente, non dovevano esporre il giornale a denunce o querele.
Non ci siamo mai permessi di modificare o manipolare alcunchè, convinti come siamo del massimo rispetto che dobbiamo portare sia verso chi scrive sia verso chi legge; a volte ci siamo addirittura chiesti, se fosse giusto correggere gli errori di ortografia presenti nelle lettere.
Che poi, ciò che viene pubblicato, non piaccia a qualcuno, ci dispiace, ma non è affar nostro; nella fattispecie ciò che abbiamo pubblicato ha portato alla luce un dissidio interno al gruppo politico dell'esponente che ci ha criticati.
Il nostra risposta è stata di consigliarlo di scrivere quello che stava esternando in modo così acceso: in questo modo le stesse persone che hanno letto l'articolo di Bertugli, avrebbero potuto leggerere anche la sua replica. Replica che ancora non è arrivata.
Pensiamo che, dopo tredici anni di vita del nostro giornale, lettori si saranno resi conto se siamo o no di parte.
Per concludere un pensiero sulla stampa in generale: la Luna è un giornale locale che vuole portare informazione, cultura, solidarietà, non è un organo di partito, non è un bollettino di promozione politica, noi non dipendiamo da nessuno se non dai nostri lettori che ci vogliono sostenere per coprire le spese vive di stampa e spedizione.
 


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